mercoledì 2 settembre 2009

Guarire dal passato con Manuel Schoch

Guarire in un istante, senza dover andare a comprendere traumi del passato, ferite o ansie nascoste.

Tutto possibile secondo Manuel Schoch, psicologo e mistico svizzero, attravers
o quella che è divenuta famosa come la "terapia del tempo".

Questo pioniere elvetico della medicina alternativa ha per oltre 30 anni osservato con attenzione il sistema energetico umano per trovare un approccio olistico in grando di trasformare i nostri schemi abituali di comportamento.


Combinando consapevolezza ai processi naturali dell'energia, la "terapia del tempo" è un approccio molto diretto di focalizzarsi sul potenziale dell'individuo invece che andare a pescare i traumi del passato come fa la psicoterapia tradizionale. Attraverso specifiche tecniche di meditazione Schoch mostra un nuovo modo di intendere la guarigione.

Schoch è stato il-fondatore dell' Analytic Centre di Zurigo e il fondatore e il direttore dell' HiHo-Collective,un istituzione anti-psichiatrica molto nota negli anni '70. In seguito ha creato la Tune In Centre for Human Growth a Zurigo, Londra, e Atena, diffondendo la "terapia del tempo". Ha anche insegnato all'Università di Zurigo.

Presentiamo qui un assaggio del libro edito da Laris "Guarigioni radicali".


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Il meccanismo del pensiero

Il pensiero e le qualità

L’aspetto dell’anima che riguarda le qualità è la prima cosa che na-sce insieme al corpo e al cervello già funzionanti. Nei primi due anni di vita si sviluppa gradualmente la capacità di pensare e man mano che cresciamo e utilizziamo il pensiero, vale a dire più si sviluppa la capacità di pensare, più il pensiero tende a nascondere e reprimere le qualità.
Quando si esaminano il pensiero e il meccanismo del suo funzionamento, bisogna però evitare di attivarlo. Sembra difficile, ma sarà d’aiuto rammentarsi che il pensiero è una descrizione di qualcosa, e
che il futuro senza prospettive è paura. Se prendiamo l’analogia di un pittore e del suo dipinto, il futuro senza prospettive è come stare di fronte a una tela bianca, con i pennelli e i colori pronti, ma senza sapere cosa dipingere. Quando il futuro è privo di prospettive c’è la paura, che si presenta sotto forma di pensieri.
D’altro canto, guardare al futuro con delle prospettive significa che si è vivi e vitali, perché si sa cosa dipingere e resta solo da farlo. Qui non c’è paura, c’è solo azione nella non-azione, e si perde se stessi allontanandosi da sé, il che non significa andare verso qualcosa o qualcuno, ma verso il pre-futuro.
Il pensiero ci domina. Tutto quello che finora è stato creato dall’uomo, dagli aeroplani, ai dipinti e perfino questo libro, è nato grazie al processo del pensiero. La maggior parte di noi crede che il cervello venga usato per pensare ma, come si è detto prima, il novanta per cento del cervello è impegnato nel mantenimento fisiologico del corpo, mentre solo il dieci per cento viene usato per pensare.

Le chiavi per la libertà interiore
La libertà interiore concerne quella parte di noi che è responsabile solo verso se stessa. In realtà non esiste libertà interiore o esteriore – per libertà interiore si intende quella che non riguarda il mondo sociale o politico – perché nel mondo esterno non c’è mai la libertà completa di fare quello che si vuole. Passiamo moltissimo tempo a proccuparci delle cose che riguardano il mondo, ed è difficile sentirsi liberi nel senso di essere contenti e in pace. Quando effettivamente ci succede di essere tranquilli perché non sta accadendo niente di speciale, la mente non è capace di rilassarsi immediatamente e dire: “È proprio quello che desideravo”. Che cosa succede veramente quando proviamo questo genere di quiete e libertà?

Ostacoli alla libertà interiore
Per prima cosa ci sentiamo a disagio, poi annoiati, e infine, ammettiamolo onestamente, abbiamo paura. Se cerchiamo continuamente la libertà interiore, la quiete, la pace e la felicità, perché nel momento in cui le troviamo siamo assaliti dalla paura? Bisogna capire che cosa si intende, dal punto di vista biologico, per uno stato dell’essere in cui c’è libertà; è quindi necessario esaminare il grave problema dell’assuefazione, non tanto all’alcool o alle droghe quanto all’adrenalina,
un problema che ci riguarda tutti.
Tenendo presente che la mente e il corpo non possono venire separati, osserviamo che la mente ha bisogno di attività costante per darci l’illusione di essere svegli. Proviamo più compassione per chi
soffre che per coloro che sono felici e contenti. I film, i programmi televisivi e gli sport innalzano il nostro livello di adrenalina.
Immaginiamo per un momento di essere sdraiati sul letto e di sentirci molto rilassati, indipendentemente da tutto quello che succede nella nostra vita. Il modo migliore per aumentare il livello dell’adrenalina è preoccuparsi per sé o per qualcun altro, ecco perché molti dei
problemi che ci angustiano non sono affatto reali, sono solo un modo per far scorrere l’adrenalina.
Quando i livelli di adrenalina salgono ci sentiamo svegli, vivi, consapevoli, ma non è lo stato a cui si riferiva Buddha: è artificiale e inoltre dà assuefazione. Appena ci sentiamo bene cadiamo metaforica-
mente addormentati, quando le scarpe calzano perfettamente non sentiamo più i piedi, ovvero, siamo consapevoli del corpo solo quando qualcosa non va.
Nel 1991 durante la Guerra del Golfo, quando gli iracheni lanciavano missili su Israele, si scoprì che nei tre giorni successivi al primo attacco, le morti per cause naturali erano aumentate del quarantacinque per cento. Nella settimana seguente tuttavia tornarono alla normalità; le vittime non abitavano nemmeno vicino alla zona bombardata, ma a Tel Aviv o a Gerusalemme, ed era assai improbabile che un missile potesse arrivare fino a loro. Questo dimostra che il cervello e i suoi poteri di visualizzazione sono in grado di creare abbastanza stress da danneggiare irrimediabilmente il corpo, e che il cervello ha la capacità di concentrarsi e influenzare la possibilità di morire, senza che neanche ci rendiamo conto di quel che succede.
Se il nostro livello di adrenalina è troppo alto o troppo basso, c’è un problema. Ci sono infiniti altri esempi di come la mente possa influenzare il momento della morte, e di come gestiamo la paura, le preoccupazioni e l’assuefazione all’adrenalina. Ecco perché è così difficile raggiungere la libertà interiore: la mente è assuefatta all’adrenalina, in altre parole siamo psicologicamente assuefatti alla paura. Vorremmo tutti liberarci dalla paura, ma quando non c’è, ci sentiamo a disagio.
Quando non ci sono più preoccupazioni siamo in uno stato di quiete, ma la mente protesterà dicendo che c’è qualcosa che non va.

L’arte di morire o uscire dal tempo
Se vogliamo imparare a morire da vivi, dobbiamo allenarci a entrare in contatto con l’Osservatore senza tempo. Come si è visto, la consapevolezza esiste solo in assenza del processo descrittivo. Quando siamo consapevoli di qualcosa, questa fa già parte del passato, mentre se ci mettiamo a descrivere quello che succede, il flusso della nostra energia si blocca. Ho individuato sei temi da usare come guida per osservare questo processo dentro di noi.
La coscienza mentale si muove a un passo più lento del corpo energetico o coscienza fuori dal corpo, quindi evitiamo di bloccare il flusso concentrandoci su quello che accade. Poiché la coscienza mentale
è consapevolezza più descrizione, quando diventiamo consapevoli di qualcosa, non descriviamolo, ma restiamo semplicemente consapevoli e lasciamo che diventi una forza di trasformazione.
Ricordiamo che l’aggressività è sempre sintomo di paura, la paura è sintomo di tristezza, e la tristezza è il ponte per l’amore.
Se l’aggressività è sempre sintomo di paura e questa un sintomo della tristezza, le descrizioni o le interpretazioni non ci servono. La consapevolezza senza descrizioni è possibile ed è l’unica che permette l’osservazione diretta; da qui in poi procedere diventa molto più facile.
Quando la mente entra in gioco cercando di descrivere la radice del pensiero, produce un nuovo pensiero. Cerchiamo di concentrarci sul processo, non sul contenuto. Si raggiunge la radice del pensiero solo smettendo di produrre descrizioni; la meditazione consiste proprio in questo. Non abbiamo mai un solo pensiero, tutto è presente anche se non manifesto; in altre parole anche se ci sono molti pensieri nel sottofondo della nostra mente, uno solo è dominante.


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Link

- Bio di Manuel Schoch
- "Guarigioni naturali" di Manuel Schoch
- Sito ufficiale di Tune-in

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