domenica 20 settembre 2009

La scienza del Kriya Yoga, intervista a Paramahamsa Hariharananda

Paramahamsa Hariharananda è uno dei più noti yogi al mondo, che più ha contribuito a far conoscere in occidente
il kriya yoga.
Laris ha pubblicato dell'autore "Kriya Yoga", un autorevole trattato di questa millenaria scienza.

Presentiamo qui una breve intervista.
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Domanda: Puoi darmi un’infarinatura corretta sul mito della kundalini?

Paramahamsa Hariharananda: La kundalini shakti si trova nel centro del coccige, avvolta in spire. Finché non riesci a ritirare questo potere divino dal centro del coccige e a farlo risalire alla sommità della testa, esattamente dove si trova la fontanella nei neonati, non potrai ne percepire, ne realizzare Dio.

Il metodo per arrivare a questo traguardo non viene insegnato nelle chiese o nei templi.

L’uomo ha due corpi: quello visibile e quello invisibile. Il corpo visibile è un’illusione e rimane sempre nella giungla della materia. Il corpo invisibile è quello reale. Cercando di coltivare il corpo invisibile, attraverso il corpo fisico-visibile, otterrete la consapevolezza del Sé interiore, potrai percepire e realizzare Dio.

Domanda: È pericoloso far risalire l’energia della kundalini, la kundalini shakti?

Paramahamsa Hariharananda: Per quanto ne so io, nessuno di quelli che praticano la tecnica del Kriya Yoga ha mai avuto dei problemi.

Domanda: Cosa significa Kriya Yoga?

Paramahamsa Hariharananda: Attraverso ogni vostra attività, potrete percepire l’unità tra il corpo e l’anima: questo è il vero yoga: il Kriya Yoga.

Domanda: In che cosa consiste la tecnica del Kriya Yoga?

Paramahamsa Hariharananda: Se vuoi sapere cosa comporta essere medico, devi andare all’università ed iscriverti alla facoltà di medicina. Se però rimani fuori dall’edificio universitario e chiedi: “Dottore, come si fa ad operare un paziente?”, non potrai mai imparare ad essere un buon medico. Se vuoi conoscere la tecnica del Kriya Yoga, siediti con me e dimmi che sei pronta ad imparare. Ti insegnerò la tecnica e percepirai subito, grazie al contatto divino del Maestro realizzato, la luce interiore, il suono della Om e delle vibrazioni divine in tutto il corpo.

Domanda: Qual è la differenza tra la calma ed il livello divino?

Paramahamsa Hariharananda: Finché non arrivi al livello della tranquillità, non puoi raggiungere il piano divino, quindi, in un certo senso la calma e il livello divino sono la stessa cosa. Per arrivare alla tranquillità dovrai applicarti e grazie al tuo impegno otterrai la conoscenza.

Domanda: Qual è la causa delle visioni che moli raccontano di avere durante la meditazione?

Paramahamsa Hariharananda: La gente parla di angeli e molte altre fantasticherie, ma è solo allucinazione e immaginazione. Bisogna andare oltre questo livello, oltre qualsiasi pensiero, oltre le emozioni e le allucinazioni: soltanto allora potrete percepire il Sé, potrete percepire l’anima in voi che è infinita ed onnipervadente. La sensazione che proverai, viene dall’alto, perciò non sei una persona insignificante o limitata. Il corpo fisico è limitato, ma il corpo invisibile è infinito ed eterno. Si medita soltanto per percepire questo corpo invisibile, infinito e onnipervadente e non per fare altre esperienze. Il più grande successo nella vita è riconoscere che l’anima risiede in voi, in quanto diventate immortali.

Domanda: Esistono gli angeli?

Paramahamsa Hariharananda: Io sono un angelo, io sono il diavolo, io sono un monaco, io sono un pervertito. In questo universo, ciascuno è un angelo, se prepara il proprio campo da angelo. È mai venuto a trovarvi un angelo? Avete sentito soltanto parlare degli angeli, non è vero? Allora, fate bene a dimenticarvene

Domanda: Yogananda in “Autobiografia di uno Yogi” ha scritto che altri maestri si sono materializzati e sono apparsi davanti a lui. Si tratta di immaginazione o succede veramente?

Paramahamsa Hariharananda: Uno scienziato può inventare un telefono o un aeroplano. Per me è impossibile, perché in questo campo sono uno sciocco. Uno scienziato ci ha dato l’opportunità di parlare per telefono con persone in luoghi molto distanti. È immaginazione? Paramahamsa Yogananda era profondamente divino ed aveva molto potere. Shriyukteshwarji si è materializzato davanti a lui molte volte. Questi sono fatti. Se ne sentite parlare, mi direte che sono sciocchezze, ma anche io ho visto Shriyukteshvarji nell’Ashram di Puri dopo la sua scomparsa, non solo io, ma molte altre persone.


Domanda: Yoganandaji è venuto in America molto tempo fa. Perché te sei venuto così tardi?

Paramahamsa Hariharananda: Paramahamsa Yogananda venne nel 1920. Io ho cominciato a viaggiare per l’India dal 1960 al 1975, quando ho ricevuto da Babaji Maharaj l’ordine divino di diffondere il Kriya Yoga ai ricercatori sinceri sparsi nel mondo, ho cominciato a viaggiare

Domanda: Cosa intendi per ricettività?

Paramahamsa Hariharananda: Supponiamo che io abbia un secchio e debba trasportare del latte. Se ci sono dei buchi nel secchio, quando arriverò a casa, mi renderò conto d’avere perso tutto il latte per strada. Ricettività è presentarsi con una mente concentrata: cioè devi riparare i buchi del “secchio” della mente e cercare di ricordare ogni cosa esattamente come ti viene insegnata al momento dell’iniziazione.
Domanda: Cos’e’ il karma?

Paramahamsa Hariharananda: Karma significa azione, sia fisica che mentale. Ogni azione lascia la sua impronta nella mente subcosciente e ha un effetto positivo o negativo sulla vita di una persona. Le impressioni delle azioni di vite precedenti sono immagazzinate nella super-coscienza e germinano, nelle condizioni idonee. Per condizioni idonee s’intende l’ambiente interiore che, insieme con l’ambiente esteriore, governano le azioni di una persona. Il karma si divide in tre categorie - samchita, prarabdha e kriyamana. Samchita è il karma delle vite precedenti, immagazzinato nel cervello mediano: sono i semi che non sono ancora germogliati. Prarabdha è il karma delle vite passate che ha determinato la nostra vita attuale. Kriyamana è il karma che stiamo accumulando in questa vita e che germoglierà portando frutto nelle vite successive.


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Link

- Bio

- "Kriya Yoga" di Paramahamsa Hariharananda

- "L'incontro di due grandi yogi, la mia vita con il maestro" di Paramahamsa Prajnanananda

- Sito ufficiale

mercoledì 2 settembre 2009

Guarire dal passato con Manuel Schoch

Guarire in un istante, senza dover andare a comprendere traumi del passato, ferite o ansie nascoste.

Tutto possibile secondo Manuel Schoch, psicologo e mistico svizzero, attravers
o quella che è divenuta famosa come la "terapia del tempo".

Questo pioniere elvetico della medicina alternativa ha per oltre 30 anni osservato con attenzione il sistema energetico umano per trovare un approccio olistico in grando di trasformare i nostri schemi abituali di comportamento.


Combinando consapevolezza ai processi naturali dell'energia, la "terapia del tempo" è un approccio molto diretto di focalizzarsi sul potenziale dell'individuo invece che andare a pescare i traumi del passato come fa la psicoterapia tradizionale. Attraverso specifiche tecniche di meditazione Schoch mostra un nuovo modo di intendere la guarigione.

Schoch è stato il-fondatore dell' Analytic Centre di Zurigo e il fondatore e il direttore dell' HiHo-Collective,un istituzione anti-psichiatrica molto nota negli anni '70. In seguito ha creato la Tune In Centre for Human Growth a Zurigo, Londra, e Atena, diffondendo la "terapia del tempo". Ha anche insegnato all'Università di Zurigo.

Presentiamo qui un assaggio del libro edito da Laris "Guarigioni radicali".


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Il meccanismo del pensiero

Il pensiero e le qualità

L’aspetto dell’anima che riguarda le qualità è la prima cosa che na-sce insieme al corpo e al cervello già funzionanti. Nei primi due anni di vita si sviluppa gradualmente la capacità di pensare e man mano che cresciamo e utilizziamo il pensiero, vale a dire più si sviluppa la capacità di pensare, più il pensiero tende a nascondere e reprimere le qualità.
Quando si esaminano il pensiero e il meccanismo del suo funzionamento, bisogna però evitare di attivarlo. Sembra difficile, ma sarà d’aiuto rammentarsi che il pensiero è una descrizione di qualcosa, e
che il futuro senza prospettive è paura. Se prendiamo l’analogia di un pittore e del suo dipinto, il futuro senza prospettive è come stare di fronte a una tela bianca, con i pennelli e i colori pronti, ma senza sapere cosa dipingere. Quando il futuro è privo di prospettive c’è la paura, che si presenta sotto forma di pensieri.
D’altro canto, guardare al futuro con delle prospettive significa che si è vivi e vitali, perché si sa cosa dipingere e resta solo da farlo. Qui non c’è paura, c’è solo azione nella non-azione, e si perde se stessi allontanandosi da sé, il che non significa andare verso qualcosa o qualcuno, ma verso il pre-futuro.
Il pensiero ci domina. Tutto quello che finora è stato creato dall’uomo, dagli aeroplani, ai dipinti e perfino questo libro, è nato grazie al processo del pensiero. La maggior parte di noi crede che il cervello venga usato per pensare ma, come si è detto prima, il novanta per cento del cervello è impegnato nel mantenimento fisiologico del corpo, mentre solo il dieci per cento viene usato per pensare.

Le chiavi per la libertà interiore
La libertà interiore concerne quella parte di noi che è responsabile solo verso se stessa. In realtà non esiste libertà interiore o esteriore – per libertà interiore si intende quella che non riguarda il mondo sociale o politico – perché nel mondo esterno non c’è mai la libertà completa di fare quello che si vuole. Passiamo moltissimo tempo a proccuparci delle cose che riguardano il mondo, ed è difficile sentirsi liberi nel senso di essere contenti e in pace. Quando effettivamente ci succede di essere tranquilli perché non sta accadendo niente di speciale, la mente non è capace di rilassarsi immediatamente e dire: “È proprio quello che desideravo”. Che cosa succede veramente quando proviamo questo genere di quiete e libertà?

Ostacoli alla libertà interiore
Per prima cosa ci sentiamo a disagio, poi annoiati, e infine, ammettiamolo onestamente, abbiamo paura. Se cerchiamo continuamente la libertà interiore, la quiete, la pace e la felicità, perché nel momento in cui le troviamo siamo assaliti dalla paura? Bisogna capire che cosa si intende, dal punto di vista biologico, per uno stato dell’essere in cui c’è libertà; è quindi necessario esaminare il grave problema dell’assuefazione, non tanto all’alcool o alle droghe quanto all’adrenalina,
un problema che ci riguarda tutti.
Tenendo presente che la mente e il corpo non possono venire separati, osserviamo che la mente ha bisogno di attività costante per darci l’illusione di essere svegli. Proviamo più compassione per chi
soffre che per coloro che sono felici e contenti. I film, i programmi televisivi e gli sport innalzano il nostro livello di adrenalina.
Immaginiamo per un momento di essere sdraiati sul letto e di sentirci molto rilassati, indipendentemente da tutto quello che succede nella nostra vita. Il modo migliore per aumentare il livello dell’adrenalina è preoccuparsi per sé o per qualcun altro, ecco perché molti dei
problemi che ci angustiano non sono affatto reali, sono solo un modo per far scorrere l’adrenalina.
Quando i livelli di adrenalina salgono ci sentiamo svegli, vivi, consapevoli, ma non è lo stato a cui si riferiva Buddha: è artificiale e inoltre dà assuefazione. Appena ci sentiamo bene cadiamo metaforica-
mente addormentati, quando le scarpe calzano perfettamente non sentiamo più i piedi, ovvero, siamo consapevoli del corpo solo quando qualcosa non va.
Nel 1991 durante la Guerra del Golfo, quando gli iracheni lanciavano missili su Israele, si scoprì che nei tre giorni successivi al primo attacco, le morti per cause naturali erano aumentate del quarantacinque per cento. Nella settimana seguente tuttavia tornarono alla normalità; le vittime non abitavano nemmeno vicino alla zona bombardata, ma a Tel Aviv o a Gerusalemme, ed era assai improbabile che un missile potesse arrivare fino a loro. Questo dimostra che il cervello e i suoi poteri di visualizzazione sono in grado di creare abbastanza stress da danneggiare irrimediabilmente il corpo, e che il cervello ha la capacità di concentrarsi e influenzare la possibilità di morire, senza che neanche ci rendiamo conto di quel che succede.
Se il nostro livello di adrenalina è troppo alto o troppo basso, c’è un problema. Ci sono infiniti altri esempi di come la mente possa influenzare il momento della morte, e di come gestiamo la paura, le preoccupazioni e l’assuefazione all’adrenalina. Ecco perché è così difficile raggiungere la libertà interiore: la mente è assuefatta all’adrenalina, in altre parole siamo psicologicamente assuefatti alla paura. Vorremmo tutti liberarci dalla paura, ma quando non c’è, ci sentiamo a disagio.
Quando non ci sono più preoccupazioni siamo in uno stato di quiete, ma la mente protesterà dicendo che c’è qualcosa che non va.

L’arte di morire o uscire dal tempo
Se vogliamo imparare a morire da vivi, dobbiamo allenarci a entrare in contatto con l’Osservatore senza tempo. Come si è visto, la consapevolezza esiste solo in assenza del processo descrittivo. Quando siamo consapevoli di qualcosa, questa fa già parte del passato, mentre se ci mettiamo a descrivere quello che succede, il flusso della nostra energia si blocca. Ho individuato sei temi da usare come guida per osservare questo processo dentro di noi.
La coscienza mentale si muove a un passo più lento del corpo energetico o coscienza fuori dal corpo, quindi evitiamo di bloccare il flusso concentrandoci su quello che accade. Poiché la coscienza mentale
è consapevolezza più descrizione, quando diventiamo consapevoli di qualcosa, non descriviamolo, ma restiamo semplicemente consapevoli e lasciamo che diventi una forza di trasformazione.
Ricordiamo che l’aggressività è sempre sintomo di paura, la paura è sintomo di tristezza, e la tristezza è il ponte per l’amore.
Se l’aggressività è sempre sintomo di paura e questa un sintomo della tristezza, le descrizioni o le interpretazioni non ci servono. La consapevolezza senza descrizioni è possibile ed è l’unica che permette l’osservazione diretta; da qui in poi procedere diventa molto più facile.
Quando la mente entra in gioco cercando di descrivere la radice del pensiero, produce un nuovo pensiero. Cerchiamo di concentrarci sul processo, non sul contenuto. Si raggiunge la radice del pensiero solo smettendo di produrre descrizioni; la meditazione consiste proprio in questo. Non abbiamo mai un solo pensiero, tutto è presente anche se non manifesto; in altre parole anche se ci sono molti pensieri nel sottofondo della nostra mente, uno solo è dominante.


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Link

- Bio di Manuel Schoch
- "Guarigioni naturali" di Manuel Schoch
- Sito ufficiale di Tune-in

Intervista di Sandra Heber Percy a Paramahamsa Prajnanananda


Sandra Heber Percy intervista il noto maestro yogi Paramahamsa Prajnanananda sui temi più importanti della spiritualità.

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Sandra - Qual’e’ l’essenza di ogni religione?

Paramahamsa Prajnanananda - L’essenza di ogni religione è l’esperienza personale del Divino, che diventa possibile attraverso la disciplina spirituale. Con il termine sadhana si intende qualsiasi pratica spirituale che permetta al ricercatore di realizzare Dio ed è il metodo con il quale si può raggiungere lo scopo della vita - il traguardo - e presuppone una forma di disciplina mirata a questo particolare fine. Nel campo della religione, la sadhana include tutte le pratiche religiose, le cerimonie ed i riti che conducono alla realizzazione delle verità spirituali: possiamo dunque dire che la sadhana è l’aspetto pratico della religione. Tra religione e spiritualità c’è molta differenza.

Sandra - Iniziamo dai testi più noti: Qual è il significato della Bhagavad Gita? Qual è l’essenza del suo insegnamento?

Paramahamsa Prajnanananda - La Bhagavad Gita è una canzone. La Gita è la canzone del Signore, uno dei più famosi testi della tradizione indù, in cui Krishna, che noi riteniamo un’incarnazione di Vishnu, spiega ad Arjuna il significato dell’eterno principio della retta azione, del dovere morale. La Gita insegna che l’Assoluto, il Brahman, è armonia perfetta e che il senso di separazione o di non essere liberi (o che si deve raggiungere la liberazione), sorge solo perché ignoriamo la reale natura del Sé. Ciò nonostante, grazie alla discriminazione della conoscenza, si può realizzare il Sé.
Quando i nostri occhi non saranno più abbagliati dall’idea della materia, ci apriaremo alla luce della conoscenza e scopriremo che non esiste niente di inanimato. Ogni cosa è la manifestazione di Brahman, che allo stesso tempo è energia vitale, mente, conoscenza, beatitudine, energia divina e esistenza. Il mondo ed ogni suo oggetto sono stati creati per essere vissuti ed abitati dal Signore. La realizzazione consiste nell’abilità di riconoscere la presenza del principio assoluto, ogni evento, ogni azione, qualsiasi pensiero, nel proprio Sé e negli altri. Dio può essere paragonato ad un cerchio il cui centro è ovunque e la cui circonferenza non è da nessuna parte, perché Dio si manifesta ovunque.

Sandra - Quali sono le differenti scuole di pensiero che insegnano il Vedanta?

Paramahamsa Prajnanananda - Le tre principali dottrine sul Vedanta sono l’Advaita di Adi Shankara [circa 788-820 d.C.], il Vishishta Advaita [non-dualismo qualificato] di Ramanujam [circa 1200 d.C.] e il Dwaita [duale] di Madhwa [circa 1300 d.C.]. L’Advaita o scuola della non-dualità è quella più antica e più comunemente accettata. Vedanta, equivale all’insegnamento di Adi Shankara.



Sandra - Puoi spiegarmi il significato del termine “Advaita”.

Paramahamsa Prajnanananda - La parola “Advaita” deriva dal termine sanscrito “Dvait”, “due, duale”, preceduto dal prefisso “a”, che significa “ negazione”. Quindi Advaita significa “non due, non-duale” e si riferisce all’unità totale, che non prevede la possibilità di alcuna dualità.

Sandra - Il termine “filosofia” indica l’amore e la ricerca della saggezza e della conoscenza. È corretto considerare l’Adavita Vedanta semplicemente una filosofia, oppure è differente da tutte le altre filosofie?

Paramahamsa Prajnanananda - C’è una differenza fondamentale tra il Vedanta e le altre filosofie. Nel Vedanta la ricerca della verità non è lo scopo finale; dopo aver conosciuto la verità infatti, bisogna viverla e diventare la verità stessa. Il Vedanta è lo studio della nostra vera natura, dell’essenza dell’umanità e di tutta la creazione. Il suo obbiettivo è liberare gli esseri umani dall’ignoranza che li fa sentire limitati e inadeguati. Non può esser classificato come una semplice filosofia o una scuola di pensiero, piuttosto dovrebbe esser considerato una trasmissione diretta della conoscenza del Sé.

Sandra - Quali sono i tre principi fondamentali dell’Advaita Vedanta di Sankaracharya?

Paramahamsa Prajnanananda - sono:

1) Brahma Satyam: solo la Realtà Ultima è reale.

2) Jagat Mithya: l’universo è irreale.

3) Jivo Brahmaiva Na Paraha: il sé individuale (non è altro che la Realtà Ultima, l’Assoluto).

Sebbene la Realtà Ultima sia la sorgente dell’Universo, non ne costituisce una parte intrinseca. Per comprendere questo concetto, possiamo utilizzare una classica analogia. Prendiamo in considerazione la relazione tra il sole e il suo riflesso su un lago: è chiaro che il sole è la sorgente di tale riflesso, ma continua ad esistere anche senza di esso. Allo stesso modo, come il sole è l’unica vera sorgente di tale riflesso, così la Realtà Ultima è l’unica sorgente dell’intero universo, che ne è un riflesso.

Sandra - Il riflesso del sole sul lago esiste, ma è irreale, perché la “vera realtà” che lo genera è la luce del sole. La seconda affermazione, “l’universo è irreale”, intende esprimere questo concetto?

Paramahamsa Prajnanananda - Il secondo principio della dottrina di Shankaracharya non afferma che l’universo non esiste, ma che sussiste solo come il riflesso della luce del sole sull’acqua. Senza il sole non ci sarebbe alcun riflesso e senza la Realtà Ultima non ci sarebbe alcun universo. Così come il sole è indipendente da ciò che accade al suo riflesso, la Realtà Ultima non viene toccata da ciò che avviene nell’universo, sebbene ne sia la sorgente.

Sandra - E il terzo?

Paramahamsa Prajnanananda - Il terzo principio di Shankara ci ricorda che il nostro sé individuale è una manifestazione diretta della Realtà Ultima. Il Sé è la causa e la sorgente del corpo e della mente, così come la Realtà Ultima è la sorgente dell’intero universo; il Sé non è una parte intrinseca di nulla, così come il sole non è una parte intrinseca del suo riflesso. Esso è sempre presente, al di là delle apparenze illusorie, causate dalle attività e dalle modificazioni della mente. Quando il velo dell’illusione viene rimosso, il Sé viene sperimentato direttamente e poiché esso è una manifestazione diretta della Realtà Ultima, si ha un’esperienza diretta anche di quest’ultima.

Sandra - Puoi darmi una spiegazione del Brahman?

Paramahamsa Prajnanananda -
L’intero sistema dell’advaita vedanta può essere riassunto in questo mezzo verso:

brahma satyam jagan mithyā jiva brahma iva nāparam.

in cui si afferma che l’Assoluto è l’unica Realtà: il mondo è un’illusione e l’anima individuale non è differente dall’Assoluto, anzi sono identici. Il mondo è una creazione della natura illusoria, una superimposizione del l”Assoluto su se stesso. A causa di tanta confusione che non amo definire ignoranza, ma solo momentanee cecità, l’anima incarnata immagina di essere diversa dalla Sorgente, dall’Assoluto Brahman e vive così in un mondo di pluralità, ritenendo di essere un’entità separata. La verità è che ogni cosa non può essere altro che della stessa sostanza dell’Assoluto Brahman, poiché tutto il creato è una sua manifestazione sovrimposta su se stesso, come un film proiettato sullo schermo, ci fa illudere di vivere una storia e dei dialoghi. La momentanea dimenticanza di chi siamo realmente, svanisce con l’alba della conoscenza, con il ritorno della memoria.
La natura illusoria del mondo, viene percepita dopo aver raggiunto un certo stadio di realizzazione. Questo fatto è considerato molto importante da Shri Shankara perché l’esperienza era per lui molto vivida. Questa natura illusoria, maya, è il gioco cosmico di Dio, il lila. Secondo molti studiosi, il termine lila include l’idea di maya e la supera. Dio è uno, ma questa unità non Lo limita e perciò può apparire come molteplicità quando lo desidera. Al di fuori della manifestazione cosmica, Dio trascende le definizioni e non può essere descritto né come uno né come i molti, è limitato e illimitato, uno senza secondi, e tutto ciò che viene percepito è Dio. Questo è l’insegnamento delle Upanishad che asseriscono anche che è il limitato e l’illimitato, uno senza un secondo e qualsiasi cosa ci percepisca non è altro quello che di solito definiamo con il termine Dio o Coscienza. Il mondo manifesto è il gioco della Sua consapevolezza nel suo aspetto infinito, e quindi è reale anch’esso. Non esiste atro all’infuori della Coscienza. Tutto è Dio.

Il Brahman non può essere spiegato attraverso delle parole e neppure concepito dalla mente. Non può essere descritto, essendo al di là di ogni descrizione. Può essere espresso soltanto dal termine sat-cit-ānanda, esistenza, consapevolezza e beatitudine. È sia personale che impersonale.
È chiamato antaryami, l’Anima delle anime, e anche l’energia creativa, prakriti, poiché solo l’Assoluto detiene il potere interiore immanente. Essendo trascendentale, trascende l’universo. È il creatore, il sostenitore e il distruttore di questo universo, e in queste funzioni è rappresentato simbolicamente da Brahma, Vishnu e Shiva rispettivamente. È l’origine di tutto e la fine di tutto; l’oggetto della devozione e l’ispiratore della moralità. In breve, Dio è il tutto.

Sandra - Sono l’Assoluto o vengo usata come uno strumento da Dio?

Paramahamsa Prajnanananda - Dipende dall’identificazione: se ti identifichi con il corpo e con la mente, sei uno strumento, un oggetto. In realtà noi non siamo un’onda individuale di consapevolezza separata dal mare della Coscienza Cosmica, ma siamo l’oceano stesso della coscienza; ci consideriamo onde individuali soltanto a causa dell’ignoranza. Lo spirito di Dio è diventato uomo, e quindi l’uomo è l’oceano della Coscienza Cosmica, Dio stesso. La vera natura dell’uomo è questo Sé onnisciente, il testimone immutabile dei cambiamenti del corpo, della mente e del mondo esteriore. Il Sé è l’unico fattore costante nell’uomo e integra tutti i fattori fisici e psichici in un tutto coerente, coordinando le diverse funzioni del corpo, della mente e degli altri organi. Mantiene l’identità dell’uomo nonostante tutti i cambiamenti nei mondi esteriori e interiori. L’uomo è essenzialmente spirito, luminoso e autosufficiente. La Kena Upanishad (1:2) afferma: “È la Vita di ogni vita”.
Questo vero Sé rende una persona consapevole della propria individualità e della pluralità del mondo. È questa consapevolezza che distingue gli esseri senzienti da quelli non senzienti. È auto-evidente e non necessita di alcuna prova. L’immortalità del Sé, dell’atma, viene descritta dettagliatamente nella Gita. La conoscenza dell’immortalità del Sé dissolve ogni paura della morte, poiché la paura della morte non è altro che un aggrapparsi all’ego con tutte le conseguenze di ansietà, paura e sofferenza. Il desiderio di piaceri mondani, che porta alla reincarnazione del Sé, può essere superato attraverso la conoscenza e la scomparsa dei desideri conduce all’immortalità. L’immortalità del Sé può essere realizzata nella meditazione attraverso la tecnica scientifica del Kriya Yoga: questo è il paradiso interiore.


Sandra - Una domanda molto comune: cos’e’ la morte?

Paramahamsa Prajnanananda - La morte non è la fine di un individuo, proprio come la nascita non è il suo inizio. Cos’è allora la morte? L’evento della morte significa che il Sé (insieme al corpo sottile che comprende la mente con tutte le sue impressioni) lascia il corpo fisico e in quel momento le impressioni mentali diventano i semi di nascite future. A decidere la nascita futura è l’ultimo pensiero che affiora prima di morire, dato che ogni pensiero, e quindi anche l’ultimo, è modellato dai desideri predominanti nel corso della vita, perciò i desideri sono la radice della nascita e della morte.

Sandra - Cosa nasconde la nostra realtà?

Paramahamsa Prajnanananda - Le differenti onde che sorgono nella memoria (chitta) nascondono il Sé, ma è possibile percepire un tenue riflesso del Sé in queste onde che lo ricoprono. Queste onde sono i samskara (la somma delle impressioni delle nostre azioni passate). La vera natura del Sé non può essere realizzata fintanto che rimane anche una sola onda nel lago della memoria, chitta. Non appena tutte le onde si placano, lo yogi raggiunge il nirvikalpa samadhi o lo stato di assenza di semi karmici, un livello a cui si arriva quando le azioni non formano più impronte nel subcosciente e quindi cessano di costituire dei legami. In questo stato tutti i veli si sollevano, si percepisce il Sé che risplende nella Sua stessa gloria e si comprende che non è un aggregato di elementi, bensì l’eterna base dell’essere. Poiché eterno, il Sé non può nascere né morire: è immortale, indistruttibile, è l’essenza imperitura dell’intelligenza.

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Link

- Bio di Paramahamsa Prajnanananda

- “Yoga il sentiero verso il Divino”

- “Incontro con due grandi yogi”

- “L’Universo interiore -viaggio attraverso i chackra”

-
“Il gioco dell’anima”

-
“Il sentiero dell’amore”

-
Sito ufficiale di Paramahamsa Prajnanananda

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Altri link collegati all'articolo

- Kriya Yoga“- il libro di Paramahamsa Hariharananda

- Intervista a Paramahamsa Hariharananda

- Bio di Paramahamsa Hariharananda

- Paramahamsa Hariharananda sito ufficiale


martedì 1 settembre 2009

Chuck Hillig, psicoterapia per l'Illuminazione


Chuck Hillig non si definisce nè guru, nè maestro spirituale, al massimo, un amico. Ma come i veri e propri maestri mostra con immediatezza e semplicità come vivere una vita pienamente illuminata e autentica attraverso il risveglio a ciò che siamo veramente.

Psicoterapista e counseler, Chuck associa la filosofia orientale alla psicologia occidentale con un linguaggio semplice e chiaro per tutti.

Laris ha pubblicato "Illuminazione per principianti" dell'autore californiano.
Vi presentiamo un estratto di un'intervista rilasciata al sito Amigo per presentare questo simpatico e sorridente psicoterapista familiare che dietro l'etichetta di "dottore" sulla porta mostra
una profonda e rivoluzionaria verità che può portare un incredibile
trasfromazione nella vita di ognuno di noi.


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Guarire nella verità di ciò che siamo

Domanda -Prima di entrare nei contenuti del libvro sono molto interessato a conoscere di iuù la persona, Chuck Hillig ( sebbene ci siano molti fan dell'advaita che dicono che non c'è nessuno lì). Nel "mondo del'Advaita" impariamo che tutto è perfetto com'è...qui e ora. Ci sono molti altolà da parte degli insegnanti di advaita che dicono "Stop! Non cambiare! Non cercare la felicità! Resta odve sei!". Che ne pensi?

Chuck: Beh, solo perchè tutto è perfetto, non significa che le cose non sembrino camnbiare. Chi sei veramente, di certo, non cambia e non può mai cambiare. Chi pensi di essere, comunque (così come quello che non pensi di essere) sembra cambiare un sacco. Ma la vita si dispiega da un istante perfetto ad un altro...eppure, incredibilmente, ogni piccolo micro-istante è anch'esso perfetto. Lo capisci da solo nell'istante in cui rinunci alle tue idee di "perfetto". Vedi, senza quell'idea di perfezione, la perfezione è come sono esattamente ora le cose. Mentre, tutte le volte che copri quello che è con la tua idea di perfezione, questa sovraimposizione creano una tensione e frizione che nutrono la tua persistente illusione di separazione. Felicità e beautidine sono la tua stessa natura, non c'è ragione di uscire a cercare qualcosa che tu hai già (e sei). Ricorda però, che sebbene ogni momento sia perfetto, non è detto che sia comodo. Il corpo cercherà piacere e eviterà il dolore automaticamemte. Ma non significa che qualunque cosa accada per te sarà più perfetta di ciò che è presesnte qui e ora. La Vita è come è, perchè, in ogni singolo momento, non può semplicemente essere in un nessun altro modo.

La terapia è trovare il coraggio di "essere ciò che sei già".

Domanda: Allora perchè occuparsi di famiglia e relazioni matrimoniali?C'è qualche separazione tra la persona e l' "essere" il vuoto? Ci sono differenze negli stadi in cui le persone hanno bisogno di terapia e in cui non ne hanno?

Chuck: La nostra relazione più profonda può essere un calice d'oro o un calderone di ferro. Siamo tutti cotti in un melodramma fatto da noi stessi fino a che non diveniamo più morbidi e malleabii. Il matrimonio è una opportunità per approfondire la nostra compassione, amore e perdono. Visto che la nostra sposa è un riflesso di chi siamo, il guru sta apparendo a noi come l'Amato. Nel nostro bisogno nevrotico di dominare e controllare l'altro ( tutto basato sulla paura), non apprezziamo spesso i doni che le nostre relazioni più significative ci portano, Dovremmo davvero imparare a onorare e rispettare il loro contributo al nostro proprio sviluppo. Tua moglie è come è a causa del modo in cui tu sei. E, proprio come a scuola, non sempre ti piacerà quello che devi imparare. Ricorda, nulla di tutto ciò, non importa quanto pazza possa essere la vita, sta accadendo a te. In ogni caso, la terapia non riguarda il sentirsi "meglio". La terapia riguarda il dire la verità. Si tratta di sentire qualunque cosa tu stia sentendo e trovare il coraggio di essere chi sei già.

Insomma: un buon terapista ti aiuta a crescere e a creare sogni migliori. Un satguru, comunque, ti aiuta a svegliarti e a smettere di sognare.






Domanda: Sebbene questa intervista riguardi il tuo libri peremttemi di tornare su quello che dicevi prima. Hai detto che la terapia riguarda il dire la vertà. Ma penso che la verità sia il dominio di ciò che noi siamo veramente e non di ciò che pensiamo di esesre. La verità che troviamo nei Satsang è la stessa verità che trovi nella Terapia?

Chuck: Beh, la solo laVerità ( con la V maiuscola) che davvero è reale Assoluta verità, e non cambierà mai in nulla perchè non può cambiare. E' ciò che è. La verità assoluta si manifesta come come verità relativa nella Grande Illusione. Quando iniziamo a raccontare la storia di "ciò che è". La verità relativa dipende dal ricordare il passato o immaginare un futuro. Si mostra solo in un mondo dualistico di opposti, stratificazione, valori ( ad es. etica) e naturalmente i cinque sensi. In particolare, la verità realtiva sorge quando c'è un punto di vista (ad esempio un "Osservatore" che osserva un "Osservato"), Una assoluta verità, d'altra parte, non ha un opposto semplicemente perchè è incapace di adottare un singolo punto di vista riguardo qualunque cosa. O, più accuratamente, potresti dire che l'Assoluta veità intrattiene tutti i punti di vista possibili, perchè, alla fine, l'Assoluta verità è solo "così com'è".

Quando parliamo con verità dal Cuore in questo micro-istante di Adesso, allora stiamo parlando direattamente (e di) "ciò che è". D'altra parte, quando ci spostiamo dal momento presente di Adesso, nel passato o nel futuro, iniziamo a parlare in modo relativo perchè la verità è ora descritta dal punto di vista egoico.

I clienti sono capaci di guarire nella terapia quando trovano il coraggio di abbracciare pienamente l'Assoluta vertà riguardo se stessi....verruche e tutto il resto...in questo singolo momento, Ora".

(intervista di Estratto dell'intervista di Dick de Boom per Amigo)


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Link

- "Illuminazione per principianti" di Chuck Hillig
- "Ask to Chuck" il suo blog
- Sito ufficiale