sabato 8 agosto 2009

Rincorrersi la coda di Sandra H. Percy




Sandra Heber Percy ha pubblicato numerosi libri con Laris Editrice. Segue un piccolo saggio dell'autrice.

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La liberazione non è altro che la disidentificazione dal corpo e dalla mente. Finché riteniamo di essere il corpo e gli autori delle azioni, resteremo in confusione. Se crediamo di dover compiere delle azioni per

raggiungere uno stato di beatitudine, lo sforzo stesso è l'ostacolo. La vita, con tutti i suoi relativi alti e bassi, è parte integrante di Dio e noi non siamo i burattini ma il burattinaio; Maya stessa è L'Assoluto che gioca con l'illusione. Stabilirsi nella Verità assoluta, equivale alla fine di ogni sofferenza, anche se il gioco continua con l'alternarsi di gioie e dolori. La mente è la forte alleata di Maya e continua a ingannarci provocando reazioni e preferenze. Ogni volta che cerchiamo la felicità negli oggetti e nelle sensazioni "esterne", dobbiamo fare qualcosa o andare in qualche luogo per essere felici o in pace: credere in questa illusione fa sì che la mente cerchi la felicità al di fuori di noi stessi, e anche se ci viene assicurato che è dentro di noi, continuiamo a pensare di dover fare qualcosa di "spirituale" per trovarla. Questo è il potere di Maya e della mente, ed è paragonabile a colui che crede di aver perso gli occhiali e li cerca ovunque senza accorgersi di averli sul naso; quello che cerca può essere trovato solo mediante ciò che pensa erroneamente di aver perduto.

Sandra Heber Percy

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Link

- "Come vivere da Dio" di Sandra H. Percy

-"Una Rolls Royce in cambio della pace" di Sandra H. Percy

- "Un saggio pigro" di Sandra H. Percy

- "Relazioni karmiche" di Sandra H. Percy

- "Dialoghi con l'infinito" di Sandra H. Percy

- "Divina Ipnosi" di Sandra H. Percy

- "Manifestare una BMW dai sedili rossi" di Sandra H. Percy

- "Il Risveglio della Coscienza" di Sandra H. Percy

- "Come diventare un vero yogi" di Sandra H. Percy


Lo yoga di Swami Rama

Swami Rama nacque in India nel 1925 e fu allevato dal suo Maestro spirituale nelle leggendarie grotte delle montagne Himalayane, dove ancora oggi è praticato un metodo di insegnamento nel quale il sapere è tramandato da maestro ad allievo da più di 3.000 anni.

Per tre anni ricoprì la carica di Shankaracharya di Karvipitham (è un’alta carica simile a quella papale per la religione cattolica ), che abbandonò per servire l’umanità. Si dedicò allo studio ed alla ricerca della psicologia e della filosofia occidentali, per comparare e trovare sempre nuovi punti di sintesi con la cultura e le scienze orientali.

Oltre ad essere un filosofo (ha al suo attivo ben 45 libri) e un poeta ha lasciato la sua impronta anche nella scienza.
Nel 1970 si sottopose alle indagini della scienza occidentale visitando il Menninger Institute negli Stati Uniti,ma lui stesso fu anche un esperto di omeopatia e di medicina Ayurvedica.

Ha fondato l’Istituto Himalayano Internazionale di Scienza Yoga, creando in quattro anni una Cittadella Medica, con uno dei migliori ospedali dell’India, il primo ospedale nel mondo dove si incontrano la medicina occidentale e quella orientale e dove ha sede una nuova facoltà universitaria per medici e una scuola di infermieri.

Nel 1996, nel momento in cui si preparava ad abbandonare il proprio corpo, lasciò precise istruzioni di non costruire alcun luogo sacro , né di fare alcuna cosa per commemorare il suo nome.

Laris ha pubblicato alcuni testi di questo grande yogi. Qui sotto alcuni brevi passi estratti dal suo libro "Yoga, la scienza sacra".

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Mente, la differenza con la psicologia occidentale

"La psicologia yogica antica spiega che la mente ha una capacità immensa: se si riesce a controllarla e a trattenerla dalle distrazioni e dagli sprechi energetici, la si può disciplinare e indirizzare nella giusta direzione. La psicologia yogica è una scienza completa e talmente profonda che può essere compresa unicamente per mezzo della pratica, o solo memorizzando gli Yoga-Sutra. Il metodo di Patanjali è sottile, esatto e profondo e ritengo che se gli psicologi moderni capissero e adottassero l’acume dei metodi sottili di Patanjali, potrebbero offrire un ottimo servizio alla società. Purtroppo il programma di studio degli psicologi non comprende la pratica che insegna a varcare i confini del conscio e dell’inconscio, permettendo di acquisire la consapevolezza dell’anima che è il vero scopo dell’esistenza. La psicologia si occupa della vita mentale conscia e subconscia. Con l’ausilio dell’analisi e della terapia, il contenuto inconscio può essere riportato in superficie, verso la mente conscia, dove può finalmente essere affrontato e coordinato. Contrariamente alla psicologia occidentale moderna, la scienza dello yoga include nel suo studio della mente conscia e inconscia anche l’anima, come sorgente stessa della mente e delle sue modificazioni. Senza conoscere il proprio vero Sé, sva-rupa, non è possibile esercitare il perfetto controllo della mente".

Swami Rama

La natura dell'uomo è pace, felicità e gioia

"Perché aspirare a guadagnarsi il paradiso dopo la morte se il regno di Dio è dentro di noi? Cercate piuttosto di trovare il regno della pace qui e ora, dentro di voi. Potrete riuscirvi quando, dopo aver compreso i vari aspetti di chitta, avrete imparato a disciplinare voi stessi. Il terzo sutra afferma: tada drashtuh sva-rupevasthanam. Quando avrete conseguito il controllo della mente e delle sue mo-
dificazioni, esisterete come saggi o veggenti e sperimenterete costantemente la vostra natura intrinseca. A questo punto non sarete più studenti che devono praticare delle discipline ma veri saggi. I veggenti sono coloro che vedono le cose come sono e non si lasciano coinvolgere dalla realtà che osservano. Chi ha una visione chiara non si identifica con gli oggetti della mente, non è turbato
dagli stimoli esterni, dalle seduzioni e dalle tentazioni del mondo: è semplicemente testimone degli eventi. Per esempio, se il vicino di casa muore, andrete a trovare i suoi familiari e, in segno di solidarietà, vi metterete a piangere con loro, mostrandovi solidali, ma interiormente non sarete turbati dalla morte perché ne conoscete il significato. Le persone confuse si identificano con gli oggetti del mondo, invece voi saprete vedere gli oggetti del mondo così come sono e, pur godendo di essi, rimarrete immersi nella vostra vera natura".





Il fiume che si immerge nell'oceano non torna indietro

"Una volta giunto allo stadio del samadhi, il ricercatore è libero dall’identificazione con gli oggetti del mondo e immedesimato nella sua natura essenziale: è diventato unoyogi. La sua mente, le azioni e le parole saranno guidate dalla pura coscienza e quindi non commetterà più errori, non potrà danneggiare, ferire o offendere nessuno, in alcun modo. Sarà creativo, dinamico e distaccato e potrà
comprendere il significato della vita. Una volta raggiunto lo stato più alto della pace, non sarà più toccato dall’irrequietezza del mondo. Molti di voi si domandano se, una volta raggiunto il samadhi, potranno ancora condurre una vita matrimoniale. Certamente! Persino tutti i grandi rishi e tutti i veggenti, con l’esclusione di pochissimi fortunati, erano sposati e avevano una famiglia. Questi uo-
mini vissero tutti a lungo e furono importanti Maestri. Non è facile restare scapoli o praticare il celibato. Sposando la propria filosofia è possibile raggiungere il samadhi e contemporaneamente condurre una vita di famiglia. Cinque dei miei maestri erano uomini sposati".

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Link

- "Yoga e la scienza sacra" di Swami Rama
- "L'arte di vivere allegri" di Swami Rama
- "Vivere senza paura" di Swami Rama
- Hymalayan Yoga Institute
- Biografia

venerdì 7 agosto 2009

Sandra Heber Percy si racconta in una breve intervista

Una breve intervista a Sandra H. Percy, autrice di alcuni libri Laris Editrice nella collana Manuale dei Saggi.

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- Chi sei?
Sono nata in Toscana, dopo una vita di famiglia e di lavoro nel campo frivolo della moda, sperando che le radici, il successo, i comfort ed il benessere economico potessero rendermi appagata o almeno completa, a quaranta anni, pur essendo all'apice della carriera, in un flash, mentre osservavo le prime rughe allo specchio, mi sono domandata: "È possibile che il senso della vita sia tutto qui?" Da quel momento in poi gli eventi sono precipitati e dopo qualche tempo, ho compreso che la sorgente delle pace, del senso di completezza e della vera soddisfazione che cercavo non potevano trovarsi in ciò su cui avevo imperniato tutta la mia vita: erano false sicurezze evanescenti quanto erano temporanee.

- Quindi?
La completezza che cercavo doveva trovarsi altrove, e il momento in cui ho iniziato a indagare a fondo, mi sono trovata ad abbandonare la carriera e a stabilirmi in India dove ho studiato le Upanishad, viaggiando dalla punta estrema del Kerala ai picchi innevati dell'Himalaya per assaporare la conoscenza del non dualismo sotto la guida affettuosa dei più grandi Maestri contemporanei ed esponenti della filosofia di Adi Shankara, a stupende vibrazioni del Divino stesso, a piramidi di luce e di amore incondizionato.

-A cosa è servito studiare antichi testi orientali?
Andando oltre ogni concetto settario o 'ismo', attraverso la meditazione e l'approfondimento di questi testi vedici, si approda -senza neppure rendersene conto- ad un equanime senso di impersonalità e a un conseguente non coinvolgimento, all'osservare con distacco divertito ed un delizioso senso dell'umorismo che sono le prerogative della quieta gioia della pace: queste sono le stelle che oggi illuminano il cielo delle mie 24 ore in attesa serena di spengere questa corsa sulla terra, piccoli grandi segreti dell'arte di vivere e di morire senza alcuna ansia, totalmente rilassati.

Accettando completamente di non vivere, ma d'essere vissuta dall'Energia Divina, ho ormai scoperto che la pace che cercavo all'esterno, era già dentro di me: sono partita dal nido Italia alla ricerca di Dio, ma alla fine della corsa, ho trovato me stessa come Dio.Vi basta? Ho passato l'esame della vostra mente che giudica e compara?
Vi assicuro che non è importante cosa pensano gli altri di noi! Siamo UNO, ma ognuno è una sfaccettatura diversa dello stesso diamante: può vedere le cose in modo ben diverso. Questo è dovuto dal livello che Dio ha programmato per ogni riflesso di se stesso. Ora capite cos'è la programmazione?

-Dove vivi?
Dove sono ora?
Mi sono ritirata da ogni contatto esterno sull'Himalaya, sulle rive del Gange; o nei nidi dei grandi Maestri realizzati che ancora lavorano sul mio ego bruciandomi ogni illusione e che continuano a forgiarmi lungo il sentiero delle Verità del monismo puro. Oggi sono qui ma non so dove sarò domani.

- Perché hai iniziato a scrivere?
Non lo so. È avvenuto.
Da come sono stati ricevuti dal pubblico i primi libri, capisco che le mie mani si muovono, ma non sono io a scrivere e in effetti non posso impormi di scrivere un libro. Avviene quando meno me lo aspetto. Durante i monsoni, l'anno scorso ne ho scritti tre e poi nient'altro.
Se la comprensione dei concetti non dualistici e di verità assoluta, non deve restare nascosta in me, continueranno scendere i libri attraverso queste mani, restando sempre dietro le quinte, come spettatrice di quello che viene scritto con quella chiarezza e semplicità di cui hanno bisogno i lettori che non hanno mai aperto un libro di filosofie orientali.

-Perché?
Solo per il semplice fatto che la conoscenza di certe verità ci rende sereni fino al punto di farci vivere in un armonia cosi profonda, che non abbiamo più neppure bisogno di medicine o medicina: la conoscenza è la vera medicina olistica che può trasformare il nostro atteggiamento verso la vita e rendere quieta la mente per vivere in pace costante anche gli alti ed i bassi della vita.

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Link

- "Come vivere da Dio" di Sandra H. Percy

-"Una Rolls Royce in cambio della pace" di Sandra H. Percy

- "Un saggio pigro" di Sandra H. Percy

- "Relazioni karmiche" di Sandra H. Percy

- "Dialoghi con l'infinito" di Sandra H. Percy

- "Divina Ipnosi" di Sandra H. Percy

- "Manifestare una BMW dai sedili rossi" di Sandra H. Percy

- "Il Risveglio della Coscienza" di Sandra H. Percy

- "Come diventare un vero yogi" di Sandra H. Percy


Non dualismo e pace interiore- intervista a Sandra H. Percy

Sandra Heber Percy è una scrittrice italiana di origini britanniche che vive da alcuni anni in India dove ha lungamente viaggiato e studiato gli antichi testi della spiritualità indiana, incontrando numerosi maestri e insegnanti.

Ha scritto numerosi libri di spiritualità, Proponendo un linguaggio semplice e ordinario riesce a portare anche a chi non si è mai accostato prima a questi temi argomenti profondi e allo stesso tempo quotidiani come quelli della morte, della felicità, della pace interiori.

Vi proponiamo un'intervista rilasciata a Rishikesh lo scorso anno.

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Quale sentiero proponi per l’illuminazione?
Tutto è già così perfetto che non ci sarebbe neppure bisogno di pensare ad alcun sentiero spirituale specifico. Il vero sentiero è un “non-sentiero”. Ciò che sei realmente non cambia mai ed è sempre in te, quale sentiero devi usare per arrivare ad una meta che è già in te? Da qui a qui non esiste alcun sentiero. Te credi sia matta io, mentre forse …. potreste essere matti tutti voi, non credi?
La tua realtà è esattamente dove l’hai sotterrata usando l’ascia di guerra per diventare un uomo in carriera, te ne sei dimenticato?
Come puoi tornare in un posto che non hai mai lasciato?
Stai sognando di non essere non-realizzato o d’essere nell’ignoranza e di dover compiere sforzi per essere te stesso.
Stai sognando d’essere sveglio e di farmi quest’intervista

Perché?
La mia risposta è: perché no?
Questa tua risposta mi fa pensare alla pazzia della saggezza, ma mi fa sorridere d’ogni spiegazione ricevuta fino ad oggi. Se ho ben capito, tu asserisci che i vari sentieri e le mille tecniche yoga e tutte le pratiche che oggi vanno tanto di moda, servono solo a confonderci ulteriormente?
La vita fluisce da uno stato di perfezione ad un altro di perfezione. Da uno spazio sacro passi ad un altro spazio sacro. Noi non scegliamo né decidiamo come nuclei isolati ed individuali, quindi, nessun dubbio deve rannuvolare la mente. Non abbiamo la possibilità di commettere errori: se uno segue uno dei mille sentieri o mette in pratica delle tecniche particolari per acquietare la mente, vuol dire che “percorrere un dato sentiero che comporta una pratica” è dovuto alla programmazione ricevuta al momento del concepimento e voluta dall’Energia Divina che sta portando un riflesso di se stessa alla realizzazione di essere sempre stato il riflesso dell’Energia Divina. Non contesto alcuna filosofia, alcuna pratica spirituale, ogni cosa è perfetta in questo incastro del puzzle cosmico. Persino ogni micro istante tra un pensiero e l’altro è determinato dall’Energia Divina, o se preferisci da Dio o la Coscienza. Come può esistere un sentiero sbagliato? L’unica cosa che dovremmo fare è proprio quella di credere che esista una perfezione diversa da quello che possiamo vivere nel momento presente e frenare la mente dalla sua mania di comparare e giudicare perché è proprio questo vizio della mente che crea stress, frustrazioni, insoddisfazioni ed esaurimenti nervosi. Puoi provare a sovrimporre ciò che è a quello che vorresti che fosse e brontolare ridendo con il tuo Sé interiore, restando distaccato dai mostri delle aspettative che questo dialogo – non una preghiera come degli accattoni – possa avere dei risultati.
In genere succede che tutto ti viene dato. Ma chi è a dare e a chi? questo è il vero punto importante da comprendere…compreso questo, sei a cavallo e non saprai più cosa sono le tensioni.

Vuoi dire di non fare progetti?
La mente ricerca affannosamente di evitare dolori e perdite…ogni paura ha le radici in queste ansie di perdere qualcosa …ma con l’accettazione che è tutto un sogno, un gioco in cui Dio si rincorre come un gatto che si rincorre la coda….impari a non fare come quella scimmia che per afferrare delle noccioline infila la mano in un’anfora e stringendo le noccioline nel pugno…non riesce più a togliere la mano …..e come risultato non solo non mangia nessuna nocciolina, ma non riesce neppure a rimontare sull’albero dove avrebbe potuto rifugiarsi in seno alla famiglia.
Accontentarsi è un gran segreto. L’accettazione è la vetta più alta della saggezza. Progetti!!!!!!! Lascia che la vita fluisca e allentando le tensioni dei progetti su progetti, avrai tutto!
Le tensioni sono il muro di Berlino delle frizioni psicologiche dei progetti e delle aspettative…abbattuto il muro, c’e’ la pace.
Il momento in cui lasciamo che tutto succeda come programmato da Dio, si vive molto più rilassati. Vorremmo tutti vivere in pace, ma non comprendiamo perché ci sfugge. Siamo gia quella pace che cerchiamo da sempre, ma l’abbiamo ricoperta d’immondizia.

Cosa intendi per immondizia?
I pensieri creati dall’ “io” e l’identificazione illusoria d’essere noi ad agire. Questo è il significato vero dell’ego.
Non senti il cattivo odore dell’ego?
Accettare il piano divino e smettere di lottare contro momenti avversi, aspettando che passino come nuvole sull’orizzonte, rappresenta saggezza. Non possiamo evitare le nuvole che sono destinate nel cielo del nostro ruolo in questa commedia. L’unica cosa che possiamo fare è quella di cambiare il nostro atteggiamento da cane mastino verso gli ostacoli e i naturali alti e bassi. La vita è fatta di opposti. Anche se tutto è perfetto questo non significa che non comporti dei momenti di dolore, di sconfitte, perdite inaspettate in contrapposizione con quelli di pacata gioia in cui ci sentiamo confortati da amore, divertimenti o successo. La vita è com’è perché non può essere altrimenti.
La causa d’ogni insoddisfazione sono le resistenze e la panacea può essere solo la netta consapevolezza costante ed integrata d’essere già Dio, ma mascherato da essere umano in un’avventura che è collegata al famoso puzzle cosmico, ma finche continuiamo ad identificarci con la mente ed il corpo, noi non siamo direttamente responsabili. Quindi bando alle ciance sul karma. Karma significa azione…ma l’azione di chi? Riflettiamo su questo punto importante! Visto che ammettiamo che esiste solo l’Energia Divina, chi agisce e chi pensa? Da secoli si afferma come pappagalli, “Sia fatta la tua volontà!” ma al dunque riteniamo d’avere il libero arbitrio di sbagliare o di peccare.

E l’intelletto allora a cosa serve?
L’unico ingranaggio a manovrare l’universo ed ogni azione è la Legge Cosmica ossia Dio stesso, Anche l’intelletto umano è programmato da Dio ed il cervello è un organo programmato a reagire in un determinato modo, quindi non ci resta che abbassare la cresta. La materia grigia del cervello è materia inerte ma reagisce a degli input esterni prodotti dai sensi. Dio fa e disfà a suo piacimento: ci programma come dei computer.. e in fondo è l’unico a divertirsi…salvo tu comprenda la verità assoluta che i rishi, i grandi saggi, hanno udito nel suono primordiale in stato di profonda meditazione e che i Veda, a cui tutte le religioni del mondo si sono abbeverate - ci hanno tramandato nei millenni. Compresa la verità ultima che non possiamo essere altro che parte integrante di Dio, potrai dire che il corpo e la mente che hai indossato per questo giro di boa, li hai programmati te e ti diverti a guardare il film che hai filmato come uno spettatore finalmente non coinvolto nei colpi di scena e potrai ridere d’ogni evento impersonale che hai filmato come mente cosmica.

Non tutti potranno credere a queste tue affermazioni. Che ne dici?
Non tutti sono programmati da Dio ad aprirsi alla Verità Ultima.
Non sono certo la sola ad affermarlo. E ti garantisco che la terapia radicale d’ogni male sta proprio nell’approfondire queste verità …. anche se per farle tue devi acchiappare la mente per la coda e gettarla nel secchio della spazzatura. Vale la pena. La terapia unica per guarire, ed essere in costante pace è quella di trovare il coraggio di scoprire chi e cosa siamo. Persino i problemi tra marito e moglie vanno a scomparire perché scopri di essere uno, d’essere Dio che gioca ad arrabbiarsi, a fare le corna, a litigare per uno spazzolino da denti o il tubo del dentifricio che la moglie strizza a meta del tubo e tu vorresti che lo strizzasse dal fondo del tubetto. Con la comprensione del gioco divino, anche il matrimonio o le relazioni con i colleghi diventano un calice d’oro colmo di buon umore come un nettare sacro. Il partner, i colleghi di lavoro o il capoufficio non sono altro che il riflesso di chi siamo veramente. Fino ad oggi la nostra mente ci ha resi schiavi di melodrammi creati da se stessa con il suo bisogno neurotico di controllare la propria vita e gli altri

Senti di avere una missione?
Onestamente no perché non mi sento Sandra, ma gioco soltanto come Sandra e quindi come si può parlare di missione e togliere il piacere all’unico AUTORE?
Piuttosto, se mi capitasse l’occasione, inviterei tutti ad una dolce danza, la vera danza cosmica spesso dipinta come la danza del principio assoluto e della sua energia creativa che si manifesta al momento del Big Bang. - Siva è il distruttore d’ogni concetto che ci incatena all’infelicità. La comprensione di queste verità è di per se stessa la decantata liberazione o illuminazione. In realtà l’illuminazione e’ proprio la semplice comprensione che non esiste un’entità individuale che possa asserire d’essere illuminata… il che equivale al Nirvana di cui parla il Buddha, il regno dei cieli di cui parla Gesù e la liberazione di cui parlano gli indù.

Grazie, hai finalmente reso il non dualismo semplice come il pane quotidiano e noi in India ne parliamo da secoli scrivendo miliardi di parole! Ma dimmi dove posso andare per arrivare a quello che te hai compreso?

L’illuminazione è nella tua tazza del caffé. Quando l’universo inghiotte quel senso di tempo che ti oscura la vista, troverai che tutto era gia nella tua tazza del caffé che hai davanti al naso.

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- "Come vivere da Dio" di Sandra H. Percy

-"Una Rolls Royce in cambio della pace" di Sandra H. Percy

- "Un saggio pigro" di Sandra H. Percy

- "Relazioni karmiche" di Sandra H. Percy

- "Dialoghi con l'infinito" di Sandra H. Percy

- "Divina Ipnosi" di Sandra H. Percy

- "Manifestare una BMW dai sedili rossi" di Sandra H. Percy

- "Il Risveglio della Coscienza" di Sandra H. Percy

- "Come diventare un vero yogi" di Sandra H. Percy


Intervista a Paramahamsa Prajnanananda

Sandra Heber Percy intervista il noto maestro yogi Paramahamsa Prajnanananda sui temi più importanti della spiritualità.

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Sandra - Qual’e’ l’essenza di ogni religione? swamiji_main01

Paramahamsa Prajnanananda - L’essenza di ogni religione è l’esperienza personale del Divino, che diventa possibile attraverso la disciplina spirituale. Con il termine sadhana si intende qualsiasi pratica spirituale che permetta al ricercatore di realizzare Dio ed è il metodo con il quale si può raggiungere lo scopo della vita - il traguardo - e presuppone una forma di disciplina mirata a questo particolare fine. Nel campo della religione, la sadhana include tutte le pratiche religiose, le cerimonie ed i riti che conducono alla realizzazione delle verità spirituali: possiamo dunque dire che la sadhana è l’aspetto pratico della religione. Tra religione e spiritualità c’è molta differenza.

Sandra - Iniziamo dai testi più noti: Qual è il significato della Bhagavad Gita? Qual è l’essenza del suo insegnamento?

Paramahamsa Prajnanananda - La Bhagavad Gita è una canzone. La Gita è la canzone del Signore, uno dei più famosi testi della tradizione indù, in cui Krishna, che noi riteniamo un’incarnazione di Vishnu, spiega ad Arjuna il significato dell’eterno principio della retta azione, del dovere morale. La Gita insegna che l’Assoluto, il Brahman, è armonia perfetta e che il senso di separazione o di non essere liberi (o che si deve raggiungere la liberazione), sorge solo perché ignoriamo la reale natura del Sé. Ciò nonostante, grazie alla discriminazione della conoscenza, si può realizzare il Sé.
Quando i nostri occhi non saranno più abbagliati dall’idea della materia, ci apriaremo alla luce della conoscenza e scopriremo che non esiste niente di inanimato. Ogni cosa è la manifestazione di Brahman, che allo stesso tempo è energia vitale, mente, conoscenza, beatitudine, energia divina e esistenza. Il mondo ed ogni suo oggetto sono stati creati per essere vissuti ed abitati dal Signore. La realizzazione consiste nell’abilità di riconoscere la presenza del principio assoluto, ogni evento, ogni azione, qualsiasi pensiero, nel proprio Sé e negli altri. Dio può essere paragonato ad un cerchio il cui centro è ovunque e la cui circonferenza non è da nessuna parte, perché Dio si manifesta ovunque.

Sandra - Quali sono le differenti scuole di pensiero che insegnano il Vedanta?

Paramahamsa Prajnanananda - Le tre principali dottrine sul Vedanta sono l’Advaita di Adi Shankara [circa 788-820 d.C.], il Vishishta Advaita [non-dualismo qualificato] di Ramanujam [circa 1200 d.C.] e il Dwaita [duale] di Madhwa [circa 1300 d.C.]. L’Advaita o scuola della non-dualità è quella più antica e più comunemente accettata. Vedanta, equivale all’insegnamento di Adi Shankara.

Sandra - Puoi spiegarmi il significato del termine “Advaita”.

Paramahamsa Prajnanananda - La parola “Advaita” deriva dal termine sanscrito “Dvait”, “due, duale”, preceduto dal prefisso “a”, che significa “ negazione”. Quindi Advaita significa “non due, non-duale” e si riferisce all’unità totale, che non prevede la possibilità di alcuna dualità.

Sandra - Il termine “filosofia” indica l’amore e la ricerca della saggezza e della conoscenza. È corretto considerare l’Adavita Vedanta semplicemente una filosofia, oppure è differente da tutte le altre filosofie?

Paramahamsa Prajnanananda - C’è una differenza fondamentale tra il Vedanta e le altre filosofie. Nel Vedanta la ricerca della verità non è lo scopo finale; dopo aver conosciuto la verità infatti, bisogna viverla e diventare la verità stessa. Il Vedanta è lo studio della nostra vera natura, dell’essenza dell’umanità e di tutta la creazione. Il suo obbiettivo è liberare gli esseri umani dall’ignoranza che li fa sentire limitati e inadeguati. Non può esser classificato come una semplice filosofia o una scuola di pensiero, piuttosto dovrebbe esser considerato una trasmissione diretta della conoscenza del Sé.

Sandra - Quali sono i tre principi fondamentali dell’Advaita Vedanta di Sankaracharya?

Paramahamsa Prajnanananda - sono:

1) Brahma Satyam: solo la Realtà Ultima è reale.

2) Jagat Mithya: l’universo è irreale.

3) Jivo Brahmaiva Na Paraha: il sé individuale (non è altro che la Realtà Ultima, l’Assoluto).

Sebbene la Realtà Ultima sia la sorgente dell’Universo, non ne costituisce una parte intrinseca. Per comprendere questo concetto, possiamo utilizzare una classica analogia. Prendiamo in considerazione la relazione tra il sole e il suo riflesso su un lago: è chiaro che il sole è la sorgente di tale riflesso, ma continua ad esistere anche senza di esso. Allo stesso modo, come il sole è l’unica vera sorgente di tale riflesso, così la Realtà Ultima è l’unica sorgente dell’intero universo, che ne è un riflesso.

Sandra - Il riflesso del sole sul lago esiste, ma è irreale, perché la “vera realtà” che lo genera è la luce del sole. La seconda affermazione, “l’universo è irreale”, intende esprimere questo concetto?

Paramahamsa Prajnanananda - Il secondo principio della dottrina di Shankaracharya non afferma che l’universo non esiste, ma che sussiste solo come il riflesso della luce del sole sull’acqua. Senza il sole non ci sarebbe alcun riflesso e senza la Realtà Ultima non ci sarebbe alcun universo. Così come il sole è indipendente da ciò che accade al suo riflesso, la Realtà Ultima non viene toccata da ciò che avviene nell’universo, sebbene ne sia la sorgente.

Sandra - E il terzo?

Paramahamsa Prajnanananda - Il terzo principio di Shankara ci ricorda che il nostro sé individuale è una manifestazione diretta della Realtà Ultima. Il Sé è la causa e la sorgente del corpo e della mente, così come la Realtà Ultima è la sorgente dell’intero universo; il Sé non è una parte intrinseca di nulla, così come il sole non è una parte intrinseca del suo riflesso. Esso è sempre presente, al di là delle apparenze illusorie, causate dalle attività e dalle modificazioni della mente. Quando il velo dell’illusione viene rimosso, il Sé viene sperimentato direttamente e poiché esso è una manifestazione diretta della Realtà Ultima, si ha un’esperienza diretta anche di quest’ultima.

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Sandra - Puoi darmi una spiegazione del Brahman?

Paramahamsa Prajnanananda - L’intero sistema dell’advaita vedanta può essere riassunto in questo mezzo verso:

brahma satyam jagan mithyā jiva brahma iva nāparam.

in cui si afferma che l’Assoluto è l’unica Realtà: il mondo è un’illusione e l’anima individuale non è differente dall’Assoluto, anzi sono identici. Il mondo è una creazione della natura illusoria, una superimposizione del l”Assoluto su se stesso. A causa di tanta confusione che non amo definire ignoranza, ma solo momentanee cecità, l’anima incarnata immagina di essere diversa dalla Sorgente, dall’Assoluto Brahman e vive così in un mondo di pluralità, ritenendo di essere un’entità separata. La verità è che ogni cosa non può essere altro che della stessa sostanza dell’Assoluto Brahman, poiché tutto il creato è una sua manifestazione sovrimposta su se stesso, come un film proiettato sullo schermo, ci fa illudere di vivere una storia e dei dialoghi. La momentanea dimenticanza di chi siamo realmente, svanisce con l’alba della conoscenza, con il ritorno della memoria.
La natura illusoria del mondo, viene percepita dopo aver raggiunto un certo stadio di realizzazione. Questo fatto è considerato molto importante da Shri Shankara perché l’esperienza era per lui molto vivida. Questa natura illusoria, maya, è il gioco cosmico di Dio, il lila. Secondo molti studiosi, il termine lila include l’idea di maya e la supera. Dio è uno, ma questa unità non Lo limita e perciò può apparire come molteplicità quando lo desidera. Al di fuori della manifestazione cosmica, Dio trascende le definizioni e non può essere descritto né come uno né come i molti, è limitato e illimitato, uno senza secondi, e tutto ciò che viene percepito è Dio. Questo è l’insegnamento delle Upanishad che asseriscono anche che è il limitato e l’illimitato, uno senza un secondo e qualsiasi cosa ci percepisca non è altro quello che di solito definiamo con il termine Dio o Coscienza. Il mondo manifesto è il gioco della Sua consapevolezza nel suo aspetto infinito, e quindi è reale anch’esso. Non esiste atro all’infuori della Coscienza. Tutto è Dio.

Il Brahman non può essere spiegato attraverso delle parole e neppure concepito dalla mente. Non può essere descritto, essendo al di là di ogni descrizione. Può essere espresso soltanto dal termine sat-cit-ānanda, esistenza, consapevolezza e beatitudine. È sia personale che impersonale.
È chiamato antaryami, l’Anima delle anime, e anche l’energia creativa, prakriti, poiché solo l’Assoluto detiene il potere interiore immanente. Essendo trascendentale, trascende l’universo. È il creatore, il sostenitore e il distruttore di questo universo, e in queste funzioni è rappresentato simbolicamente da Brahma, Vishnu e Shiva rispettivamente. È l’origine di tutto e la fine di tutto; l’oggetto della devozione e l’ispiratore della moralità. In breve, Dio è il tutto.

Sandra - Sono l’Assoluto o vengo usata come uno strumento da Dio?

Paramahamsa Prajnanananda - Dipende dall’identificazione: se ti identifichi con il corpo e con la mente, sei uno strumento, un oggetto. In realtà noi non siamo un’onda individuale di consapevolezza separata dal mare della Coscienza Cosmica, ma siamo l’oceano stesso della coscienza; ci consideriamo onde individuali soltanto a causa dell’ignoranza. Lo spirito di Dio è diventato uomo, e quindi l’uomo è l’oceano della Coscienza Cosmica, Dio stesso. La vera natura dell’uomo è questo Sé onnisciente, il testimone immutabile dei cambiamenti del corpo, della mente e del mondo esteriore. Il Sé è l’unico fattore costante nell’uomo e integra tutti i fattori fisici e psichici in un tutto coerente, coordinando le diverse funzioni del corpo, della mente e degli altri organi. Mantiene l’identità dell’uomo nonostante tutti i cambiamenti nei mondi esteriori e interiori. L’uomo è essenzialmente spirito, luminoso e autosufficiente. La Kena Upanishad (1:2) afferma: “È la Vita di ogni vita”.
Questo vero Sé rende una persona consapevole della propria individualità e della pluralità del mondo. È questa consapevolezza che distingue gli esseri senzienti da quelli non senzienti. È auto-evidente e non necessita di alcuna prova. L’immortalità del Sé, dell’atma, viene descritta dettagliatamente nella Gita. La conoscenza dell’immortalità del Sé dissolve ogni paura della morte, poiché la paura della morte non è altro che un aggrapparsi all’ego con tutte le conseguenze di ansietà, paura e sofferenza. Il desiderio di piaceri mondani, che porta alla reincarnazione del Sé, può essere superato attraverso la conoscenza e la scomparsa dei desideri conduce all’immortalità. L’immortalità del Sé può essere realizzata nella meditazione attraverso la tecnica scientifica del Kriya Yoga: questo è il paradiso interiore.

Sandra - Una domanda molto comune: cos’e’ la morte?

Paramahamsa Prajnanananda - La morte non è la fine di un individuo, proprio come la nascita non è il suo inizio. Cos’è allora la morte? L’evento della morte significa che il Sé (insieme al corpo sottile che comprende la mente con tutte le sue impressioni) lascia il corpo fisico e in quel momento le impressioni mentali diventano i semi di nascite future. A decidere la nascita futura è l’ultimo pensiero che affiora prima di morire, dato che ogni pensiero, e quindi anche l’ultimo, è modellato dai desideri predominanti nel corso della vita, perciò i desideri sono la radice della nascita e della morte.

Sandra - Cosa nasconde la nostra realtà?

Paramahamsa Prajnanananda - Le differenti onde che sorgono nella memoria (chitta) nascondono il Sé, ma è possibile percepire un tenue riflesso del Sé in queste onde che lo ricoprono. Queste onde sono i samskara (la somma delle impressioni delle nostre azioni passate). La vera natura del Sé non può essere realizzata fintanto che rimane anche una sola onda nel lago della memoria, chitta. Non appena tutte le onde si placano, lo yogi raggiunge il nirvikalpa samadhi o lo stato di assenza di semi karmici, un livello a cui si arriva quando le azioni non formano più impronte nel subcosciente e quindi cessano di costituire dei legami. In questo stato tutti i veli si sollevano, si percepisce il Sé che risplende nella Sua stessa gloria e si comprende che non è un aggregato di elementi, bensì l’eterna base dell’essere. Poiché eterno, il Sé non può nascere né morire: è immortale, indistruttibile, è l’essenza imperitura dell’intelligenza.

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Kriya Yoga


Il mistero della vita e della morte
Fin dai suoi albori, l’umanità ha sempre dovuto affrontare il problema della morte e di conseguenza ha attentamente valutato sia il mistero della vita che quello della morte. Siamo nati per esaurire il karma e raccogliamo ciò che abbiamo seminato. La legge del karma ci tiene legati alla ruota di vita e morte, ma può anche liberarci dal ciclo delle rinascite e della morte. Il karma ci tiene imprigionati fintanto
restiamo aggrappati al mondo effimero dei sensi, ma quando rivolgiamo l’attenzione a ciò che è eterno, il karma ci rende liberi.
[…] Karma significa azione, sia fisica che mentale. Ogni azione lascia la sua impronta nella mente subcosciente e ha un effetto positivo o negativo sulla vita di una persona. Le impressioni delle azioni di vite precedenti sono immagazzinate nella super-coscienza e germinano, nelle condizioni idonee. Per condizioni idonee s’intende l’ambiente interiore che, insieme con l’ambiente esteriore, governano le azioni di una persona. Il karma si divide in tre categorie - samchita, prarabdha
e kriyamana. […]

Differenti tipi di yoga

La parola yoga deriva dalla radice sanscrita yuj, che significa “unire”. La scienza yogica insegna il metodo per fondere la volontà individuale con la volontà cosmica, controllando la mente e le sue trasformazioni, in modo da raggiungere la liberazione. Sul piano fisico lo yoga dà salute ed efficienza fisica; sul piano mentale porta la concentrazione, l’equilibrio mentale e la pace; sul piano spirituale, garantisce la liberazione dalla catena di nascite e morti, offre la gioia eterna, l’immortalità, la perfezione ed una pace imperitura. Lo scopo finale dello yoga non è semplicemente la realizzazione individuale, ma la trasformazione dell’intera razza umana: lo yoga tende infatti ad instillare vita e divinità nell’esistenza fisica, mentale e spirituale dell’intero genere umano. Lo yoga ha vari rami chiamati Raja Yoga, Hatha Yoga, Mantra Yoga, Laya Yoga, Dhyana Yoga e molti altri, ma il Kriya Yoga è l’essenza di tutte le forme di yoga. […]

Kriya Yoga
La differenza tra il Kriya Yoga e le altre pratiche tradizionali è simile alla differenza tra la ricetta di un medico qualificato e la cura empirica di un praticone di villaggio. Le austerità meticolose e i metodi dolorosi associati con molte forme tradizionali di yoga, sono totalmente assenti. Questa pratica spirituale insegnata dai miei insegnanti (acharyas) and promulgata da Lahiri Mahasaya è la più indicata per le persone che conducono una vita di famiglia. Il metodo semplice ed agevole di controllo del respiro ristabilisce l’equilibrio perduto e prepara la strada per la realizzazione, ma richiede la guida di un Maestro realizzato. L’ossigeno puro che viene introdotto attraverso questo metodo di respirazione purifica i meccanismi interiori dell’organismo, attiva le membra, stimola l’appetito; al corpo dà forza e freschezza, alla mente memoria, pazienza e acutezza. Purifica simultaneamente il corpo, la mente, l’intelletto e la
vita, ma non richiede restrizioni dietetiche. La regolare pratica del Kriya permette di sperimentare nel corpo le sensazioni divine, udire il suono della om, percepire le vibrazioni e la luce della divinità; aiuta
ad elevare la mente alla consapevolezza che trascende la mente. Non si tratta di recitare dei mantra particolari, né si fanno sforzi per trattenere il respiro. È uno yoga molto semplice, la via maestra di qualsiasi religione, il mezzo più veloce per raggiungere il successo, con una precisione matematica di risultati. Il Kriya Yoga è facile, economico e sicuro. La tecnica può essere praticata senza nessuna restrizione basata su casta, credo, sesso o età: anche un ultrasettantenne ne può trarre dei grandi benefici, perché permette di mantenere il cervello sano, la mente acuta e l’intelletto pronto.
Sicuramente il Kriya Yoga porta un messaggio di speranza a chi è disperato, di gioia a chi è triste, di forza a chi è debole, di comprensione, di pace, di energia e di liberazione a chi si dedica alla vita spirituale.
Se questi benefici e manifestazioni dei poteri divini non vengono raggiunti dopo aver praticato la tecnica, è chiaro che non si trattava di quella autentica del Kriya. […]

I venticinque elementi di ogni corpo umano
Ogni corpo umano è composto da ventiquattro elementi della natura (prakriti) più un elemento cosmico, che è l’anima (purusha). I ventiquattro elementi della natura sono:
• cinque organi di percezione (jñanendriyas): gli occhi, le orecchi, il naso, la lingua e la pelle;
• cinque tipi di percezione che arrivano dai telefoni dei cinque sensi: suono, vista, odore, sapore e sensazione tattile;
• cinque organi d’azione (karmendriyas): parola (vak), mano (pani), gamba (pada), retto (payu) e genitali (upastha);
• cinque elementi sottili (tattva): terra (prithivi), acqua (apas), fuoco (agni), aria (vayu) etere o vuoto (akasha);
• quattro strumenti interiori: mente (manas), intelletto (buddhi), ego (ahamkara) e consapevolezza (chitta), con la quale percepiamo i fenomeni naturali.
L’aggregato di questi ventiquattro elementi grossolani è chiamato prakriti. […]

Arie vitali e chakra

Ad ogni pensiero cambia l’aria vitale (prana), il ritmo e la qualità dell’inspirazione. Nel corpo esistono cinquanta tipi di arie vitali, ma gli Yoga Shastra le hanno classificate in cinque categorie principali: apana, samana, vyana, prana e udana. Nei centri del coccige e del sacro si trova apana; nel centro lombare samana; vyana nel centro dorsale; prana nel centro cervicale e udana sopra il centro cervicale.
L’aria che inspiriamo viene chiamata prana, ma quando entra nei polmoni è chiamata vyana. Durante l’atto sessuale il battito cardiaco accelera ed anche questo tipo di respirazione è vyana. Dopo aver mangiato, abbiamo una particolare respirazione, caratteristico della fase della digestione, chiamata samana che ci aiuta ad assimilare e digerire il cibo. Certe volte percepiamo dell’aria che si muove e anche questa si chiama samana. In seguito l’aria entra nel colon e viene espulsa dall’ano: quest’aria si chiama apana o anila. Durante la meditazione, quando abbiamo raggiunto lo stadio del paravastha, l’inspirazione e l’espirazione diventano molto flebili, e questo tipo di respiro ci fa percepire le tre qualità divine in tutto il corpo: è il respiro che dà calma, divinità e temperanza. Entra nel cranio dalla pituitaria e si chiama udana. Il prana è il re di tutte le arie, perché senza l’inspirazione il corpo non può vivere. Il prana si divide in cinque arie principali e poi ancora in cinquanta categorie. […]

Cosa vi può dare il Kriya Yoga
Tutti hanno un certo tipo di controllo sul respiro e sui polmoni, ma nessun controllo sul cuore. Controllando i polmoni, attraverso la tecnica del Kriya Yoga, senza premere il naso, si arriva gradualmente a controllare i tessuti, le molecole, i muscoli e gli atomi. Il battito del cuore ed il respiro diventano sempre più deboli e lenti: in questo modo si possono ritirare tutti i pensieri e le ansietà dalla mente e dal cervello ed inoltre si può calmare la mente. Per esempio, quando un cane corre a lungo, i muscoli, i tessuti e le molecole del suo corpo si stancano; quando finalmente si ferma, la sua mente torna ad essere fresca, il cane crolla e si addormenta immediatamente. Similmente,
grazie alla tecnica del Kriya Yoga possiamo liberare il cervello e la materia mentale e lavorare in modo perfetto in questa condizione di totale concentrazione. […]

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Sommario

INDICE
Prefazione
Biografia dell’Autore
Introduzione

I. La Realizzazione del Sé
Dio e il Sé
Il sogno di Dio
L’immortalità del Sé
La storia dei due uccelli
Il mistero della vita e della morte
Lo scopo della vita
Il ruolo del Maestro spirituale
Le qualità del Maestro spirituale
L’eredità spirituale dell’India

II. L'accelerazione dell'evoluzione umana
L’opportunità
L’evoluzione che sta emergendo
Il metodo per accelerare l’evoluzione
Il processo d'espansione della consapevolezza

III. La scienza del Kriya Yoga

Lo yoga nell'antichità
Differenti tipi di yoga
Kriya Yoga
Concentrazione e sublimazione della forza vitale

IV. La teoria del Kriya Yoga

I venticinque elementi di ogni corpo umano
Arie vitali e chakra
Il respiro cambia a seconda delle situazioni
Come spegnere la mente
Cosa vi può dare il Kriya Yoga
Cinque tipi di arie vitali
Quando la mente si calma, si sperimentano tre manifestazioni
Il vero significato della cerimonia del fuoco

V. Il Kriya Yoga nelle antiche scritture

I Veda
Le Upanishad
La Bhagavad Gita
Il Brahmasutra
Il Ramayana
Il Bhagavatam
Gli Yoga Sutra di Patañjali
Altre scritture yogiche

VI. La storia e la tradizione del Kriya Yoga


VII. La metafisica del Kriya Yoga


VIII. Benefici del Kriya Yoga

La salute è una ricchezza
Controllo della mente
Sviluppo intellettuale
Sviluppo della personalità
Crescita spirituale

IX. Antasthavarna

X. Hamsa

XI. Om

XII. Insieme ai due grandi maestri

Appendice:
Trascrizione di conferenze e discorsi
Trasmissione radiofonica:
“Sapere quello che si può ottenere”, trasmissione radiofonica a Washington, D.C., luglio 1975
Conferenza presso il Kosmos Club, Amsterdam, Olanda
Conferenza presso la Washington Ethical Society, Washington D.C. “Il Kriya Yoga è la Base e l’Unione di tutte le Religioni”.
Conferenza presso il Curacao Rotary Club, Curacao, Antille olandesi

Domande e risposte:
Incontro diretto con devoti
Glossario
Indirizzi utili

Elenco delle illustrazioni
1. I sette centri spirituali nel corpo umano
2. Un esempio degli effetti della meditazione
3. Un ciclo del Kriya completa un anno solare di evoluzione spirituale
4. Un ciclo di Kriya comprende le differenti fasi di ogni mese lunare
5. Posizione delle sillabe-seme all’interno del corpo umano
6. Posizione delle sillabe-seme
7. I cinque vuoti del cranio
8. Le cinque arie vitali sottili in ciascun corpo umano
9. I sette fuochi sacri nell’organismo umano
10. Antasthavarna (1)
11. Antasthavarna (2)
12. Fisiologia umana
13. Ogni corpo umano è una Bhagavad Gita
14. Il fuoco onnipervadente di Dio
15. Il microcosmo del corpo, i centri ed i collegamenti con la AUM
16. Il cervello umano - il Regno di Dio

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Uno yogi moderno, Pandit Rajmani Tigunait

Pandit Tigunait è il successore di Swami Rama, uno dei più grandi guru della seconda metà del ventesimo secolo, alla guida dello Himalayan Institute.
Se Swami Rama era un uomo di grande carisma che ha fatto conoscere come pochi lo yoga delle origini al mondo occidentali, Pandit Tigunait si presenta come un uomo moderno, studioso di testi antichi ( ha due dottorati, uno in sanscrito in India e un altro un filosofia presso l'Università della Pennsylvania), normale padre di famiglia che ha dovuto raccogliere la preziosa eredità dell' istituto creato dal suo maestro.

La sua designazione come successore di Swami Rama, da cui era stato iniziato alla tradizione degli yogi himalayani nel 1976, è stata accolta con alcune iniziali polemiche, ma l'istituto sotto la sua guida è fiorito ancora da più dal 1996, anno della morte di Swami Rama.

Al momento tiene laboratori e incontri in tutto il mondo ed è autore di ben quattordici libri, di cui alcuni editi da Laris.

Segue un breve estratto da "Karma e reincarnazione".
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Come la mente crea i Karma

Secondo la scienza yogica, tutto quello che esiste nell’universo, inclusa la mente, ha origine dall’energia della natura primordiale, prakriti. Prakriti è eterna e onnipervasiva ed è la causa del mondo manifesto; mai nata, è la Madre di tutto l’universo e di tutto ciò che esiste in esso. L’energia di prakriti, per esempio, è più raffinata dell’elettricità, del magnetismo e della forza di gravità (secondo la scienza dello yoga queste forze appartengono al mondo manifesto e non sono assolutamente energia, ma forme sottili della materia). Prakriti possiede tre qualità intrinseche: sattva, rajas e tamas.Quando prakriti è nella sua forma non manifesta, queste forze intrinseche rimangono in perfetto equilibrio, mentre nel momento in cui non sono in equilibrio, Madre Natura (prakriti), si manifesta.
Nella manifestazione, ogni elemento è costituito da sattva, rajase tamasin gradi diversi. Sattvaè la forza caratterizzata dalla luce: illuminazione, movimento verso l’alto, chiarezza e purezza. Rajas è la forza
dell’attività: movimento, instabilità, agitazione e pulsazione. Tamasè la forza del buio: pesantezza, inerzia, movimento verso il basso, confusione, pigrizia e mancanza d’entusiasmo. Sattvae tamasappaiono opposti, mentre rajasè ritenuta la forza dell’attività e dell’animazione; infatti, grazie a rajas, le vibrazioni sono la caratteristica di prakriti.
Al contrario delle vibrazioni evidenti nel mondo materiale, la vibrazione in prakriti non ha né una causa, né un mezzo attraverso cui vibrare. Finché sattva,rajase tamas sono in equilibrio, il principio basilare della vibrazione rimane statico; appena l’equilibrio viene disturbato, segue un’esplosione primordiale di tutte le coppie degli opposti, che fa sì che il mondo oggettivo emerga in tutta la sua diversità.
La mente, quella cosmica e quella umana - è la prima a emergere dall’immobilità di prakriti; il mondo materiale evolve dunque dalla mente. Secondo la dottrina yogica dell’evoluzione, un effetto deve contenere tutte le qualità e le caratteristiche della causa - e non è possibile che abbia qualità o caratteristiche che non esistano già in essa.
Poiché prakriti è la madre della mente, la mente è composta delle tre forze intrinseche a prakriti.Se queste qualità di Madre Natura raggiungeranno uno stato perfetto di equilibrio, la mente non esisterà più come tale, ma sarà immersa in prakriti. Tuttavia, finché esiste la mente, queste tre forze non possono essere in equilibrio. La natura della mente è pertanto quella di essere dominata da sattva o rajaso tamas, mentre le altre due forze restano subordinate.
Il gioco di queste tre qualità fa sì che la mente, spostandosi continuamente da uno stato all’altro, sia quindi mutevole, ed è per questa ragione che non funziona sempre in modo equilibrato. La mente
può essere alternativamente distratta, concentrata, disturbata o perfettamente controllata.

Il viaggio verso il paradiso o l’inferno

Secondo i testi più antichi, la morte è un processo sistematico, in cui il periodo che ne precede il momento esatto è cruciale: a questo punto infatti si presentano i messaggeri di Yamaraja, il dio della morte. Chi invece si è totalmente arreso e ha abbandonato anche tutti i desideri, pensieri, sentimenti, perdite e guadagni a Dio, viene visitato dai messaggeri del Divino, ben diversi da quelli del dio della morte.
Con la sola eccezione di questi esseri fortunati, tutti quelli che stanno per morire dovranno obbedire agli ordini dei messaggeri di Yamaraja.
Volenti o nolenti, dovremo abbandonare il corpo e se - per paura, troppo attaccamento o a causa di desideri non esauditi - opporremo resistenza, la Natura si alleerà con i messaggeri della morte e ci farà uscire con la forza. Poi, accompagnati da questi inviati di Yamaraja, giungeremo a un grande fiume abitato da milioni di creature diverse: coccodrilli, pesci, delfini, squali e perfino mucche anfibie. Per attraversare il fiume ci sono dei punti precisi dov’è più facile il guado, ma saremo abbandonati senza alcuna istruzione: i messaggeri resteranno a riva e noi dovremo cercare di attraversare il fiume da soli.
Il fiume è profondo e mentre nuoteremo, saremo costretti ad affrontare le creature che ci vivono. Durante la traversata, può succedere di tutto - l’acqua potrebbe essere contaminata, potremmo esser travolti dalla corrente o inseguiti da un coccodrillo, rischiare di affogare ed essere sospinti nuovamente in superficie dalle premure di un grosso pesce, forse uno squalo ci strapperà un pezzo di carne, e ci potrà capitare di vedere degli amici o parenti che nuotano o affogano vicino a noi. Se saremo fortunati, i messaggeri ci lasceranno in un punto dove ci sono delle mucche molto intelligenti che sanno nuotare: potremo afferrare le code di queste esperte traghettatrici per farci trasportare sani e salvi fino all’altra riva del fiume.

La reincarnazione

Come già discusso in precedenza, chi si dedica ad acquisire la conoscenza dello scopo della vita, mettendo tutta l’anima e la mente in una disciplina, sadhana, è benedetto con una forma di rinascita più elevata: la reincarnazione. Anche chi muore prima di aver completato la pratica, si reincarna in una famiglia idonea alla crescita spirituale. Se, per qualche ragione, queste anime si reincarnano in una specie non umana, mantengono comunque un quoziente d’intelligenza più alto dei loro simili e, in qualche caso, anche i ricordi delle vite precedenti. La seguente storia dello Srimad Bhagavatham spiega il processo della reincarnazione e quali condizioni richieda.
C’era una volta un grande yogi che si chiamava Bharata. Appagato interiormente, Bharata viveva ritirato in un eremo vicino a un torrente. Un giorno, una cerbiatta che stava per partorire, venne ad abbeverarsi al torrente, ma a un tratto, percependo la presenza di una tigre, tentò di saltare il fiume per mettersi in salvo; purtroppo, però, cadde ferendosi mortalmente. Negli ultimi spasimi prima della morte
mise al mondo un piccolo cerbiatto che Bharata, preso da profonda compassione e tenerezza, adottò.
Il santo si affezionò al delizioso cucciolo e lo crebbe con amore come se fosse stato un figlio, e il cerbiatto, vivendo sempre in compagnia di Bharata, ben presto perse i suoi istinti naturali e divenne totalmente dipendente dall’eremita. Purtroppo, dopo pochi mesi Bharata si ammalò gravemente e pur sapendo come abbandonare volontariamente il corpo - il che consente di evitare il viaggio del dopo -morte - era talmente preoccupato per quello che sarebbe successo al suo amato cerbiatto, che al momento di morire la sua mente si trovò immersa solo in pensieri di come sarebbe sopravvissuto in sua assenza l’animale. Il suo attaccamento lo aveva reso così confuso e debole, che si dimenticò perfino di lasciare il corpo consapevolmente e morì come una qualsiasi altra persona… e si reincarnò in un cerbiatto.
Tuttavia, dato che era in grado di ricordare la sua vita precedente, Bharata non si ritrovò a vivere una vita istintiva come ogni altro cervo: mangiava giusto per sostenere il corpo e non aveva paura dei predatori. Non provava alcun rimpianto di essere rinato come un cerbiatto, e dal momento che passava il tempo in contemplazione, ben presto comprese il suo errore: la differenza tra il sentimento di compassione e la sentimentalità in cui era caduto.
Quando si rese conto che la sua vita come cervo era ormai alla fine, decise di abbandonare volontariamente il corpo. Anche se ricordava la tecnica che aveva imparato quando era uno yogi, come cervo non riuscì a usarla, e quindi - invece di seguire il sentiero conosciuto come muni brata -mise in pratica la tecnica di totale digiuno finché abbandonò il corpo.
Subito dopo, il saggio si reincarnò come un essere umano e questa volta ebbe tutti i mezzi e le risorse necessari per arrivare al traguardo più ambito di una vita umana: un corpo e una mente sana per praticare delle tecniche yogiche e un ambiente idoneo alla realizzazione.
Le circostanze lo resero libero da qualsiasi impegno mondano quand’era ancora molto giovane e subito dopo aver rinunciato al mondo, ottenne la grazia di diventare un saggio. Per merito della sua sadhana,trascese la coscienza del corpo e dopo avere ottenuto il controllo perfetto di ogni facoltà mentale, andò ben oltre gli stadi in cui prevale la legge del karma, del destino, della morte e della nascita.
In questa storia si intravede perfettamente come funziona la dinamica della reincarnazione. Bharata, essendo un saggio, era libero da quasi tutti i suoi karma, ma poco prima di morire aveva compiuto
un’azione che gli aveva fatto dimenticare tutto quello che sapeva. Aveva salvato il cerbiatto in uno slancio altruistico, ma identificandosi con questa azione, l’aveva contaminata e ne aveva compromesso
il valore. Inoltre, il suo coinvolgimento emotivo lo aveva portato a preoccuparsi troppo, dimenticandosi che così com’era stato Dio a salvare il piccolo cerbiatto - usando lui stesso come strumento - anche
dopo la morte dell’animale, Dio vi avrebbe provveduto: alla presenza di un Dio onnipresente, nessuna creatura è sola e indifesa.

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Link

- "Karma e reincarnazione" di Pandit Rajmani Tigunait

- "Swami Rama, una vita illuminata" di Pandit Rajmani Tigunait

- Hymalayan Institute in Italia

- Biografia

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Altri link collegati all'articolo

- "Yoga e la scienza sacra" di Swami Rama
- "L'arte di vivere allegri" di Swami Rama
- "Vivere senza paura" di Swami Rama


Un'intervista a Ramesh S. Balsekar sul libero arbitrio.

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RON - La domanda che assilla ogni ricercatore è sempre quella sul libero arbitrio e qualsiasi risposta si abbia non è mai soddisfacente.

RAMESH - Dimmi cosa intendi con l’espressione “libero arbitrio”.

RON - È l’idea di poter scegliere tra varie cose.

RAMESH - Sì, ma vi includi anche le conseguenze delle tue scelte? Il libero arbitrio ti permette di scegliere una cosa o l’altra, ma non include anche le conseguenze concrete della tue scelte.

RON - No.

RAMESH – Ron, a che cosa ti serve questo libero arbitrio apparente? Allora tu pensi di avere un libero arbitrio totalmente inutile! Che cosa è il libero arbitrio? Tu mi dici che significa libertà di scelta. Certamente puoi scegliere, però non dipende da te se la tua decisione porta ai risultati che ti aspettavi. Quando la gente usa questa parola, di solito faccio loro descrivere che cosa intendono per libero arbitrio.

RON - Seguendo la logica del tuo concetto, che mi sembra giusta, c’è un manifestarsi naturale della creazione che, una volta messo in moto, avviene secondo un disegno predeterminato e molto complesso. Poi interviene questo ego che crede di poter scegliere una via o un’altra. 

 Su quale base fai le tue scelte? Come le fai?
La mia domanda è proprio questa. Chi sceglie?

RAMESH – “Chi” sceglie? È l’ego che fa le scelte. Ma su quale base sceglie? Ciò che voglio far capire è che l’ego “sceglie” sulla base della programmazione che ha ricevuto, senza avere in realtà alcuna possibilità di scelta.

RON – E non ha alcun controllo su…

RAMESH – … sul suo condizionamento ambientale.

RON – O sul DNA, o altro.

RAMESH – Esatto. Dunque sul condizionamento influiscono il DNA o i geni, più il condizionamento ambientale, sui quali non ha avuto assolutamente alcuna scelta. Queste due cose le chiamo programmazione e tu prendi delle decisioni su questa base. Sceglierai secondo il tuo condizionamento che ti porta a pensare che certe cose sono giuste ed altre sbagliate. Quindi, se il tuo libero arbitrio è fondato sulla programmazione che sfugge al tuo controllo, di quale libero arbitrio stiamo parlando?

RON – Significa che anche il libero arbitrio è una funzione del Soggetto, dell’Assoluto o Sorgente.

RAMESH – Esatto. Quindi il libero arbitrio cui dai tanta importanza è fondato su qualche cosa che sfugge al tuo controllo.

 Tutto ciò che esiste nell’universo manifesto è un prodotto della Coscienza, sia quando la manifestazione illusoria appare reale sia a realizzazione avvenuta. Non siamo, e non siamo mai stati altro se non la Coscienza stessa. 

Ti sarà più facile “capire” la Verità, se ammetti che non c’è mai stato un “io” e che non esiste altro che Dio o la Coscienza, invece di continuare a ritenerti degli esseri senzienti e di conseguenza separati dalla manifestazione come se questo “io” fosse il soggetto e non l’oggetto. Tu, come la maggior parte delle persone, ritieni di essere separato, e come essere senziente conosci l’universo solo attraverso la tua percezione che funziona per mezzo delle vostre facoltà di cognizione. Questa “percezione”, un aspetto della Coscienza, è una manifestazione diretta della Mente Universale. Per questa ragione non è facile liberarsi dal sentimento profondamente radicato di essere separati dalla manifestazione apparente.
In verità l’illusione (maya) consiste in questo: invece di considerarci collettivamente come esseri senzienti cui è permesso di conoscere la manifestazione (inclusi gli altri esseri senzienti), ci riteniamo delle entità individuali separate. L’uomo deve a questa illusione tutta la sua sofferenza. Non appena realizziamo che non siamo entità separate scompare l’illusione della separazione e comprendiamo di essere contemporaneamente il Noumeno non-manifesto e il Suo riflesso. 

La manifestazione nasce dal Non-Manifesto e, a tempo debito, si fonderà nuovamente in esso. In qualità di individui, gli esseri umani sono del tutto irrilevanti, caratteri illusori che sfilano sul palcoscenico del sogno che chiamiamo “vita”, o strumenti tramite i quali la Volontà di Dio avviene.

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