mercoledì 2 dicembre 2009

Una vita illuminata, la storia di Swami Rama


Se la pratica dello yoga è stato conosciuta e apprezzata in occidente lo si deve anche Swami Rama, uno dei primissimi maestri di questa antica disciplina ad incontrare negli anni '70 gli scienziati americani alla Menninger Foundation, affinché si arrivasse a verificare l’effetto della meditazione sulla mente umana e relative siddhi.

Sotto gli occhi increduli degli scienziati occidentali questo straordinario yogi era in grado di fermare il cuore a piacimento, abbassare o alzare la temperatura del proprio corpo, produrre differenti tipi di onde celebrali a comando e persino praticare persino la psicocinesi. Ma Swami Rama è stato molto di più di questo: autentica guida carismatica, autore di oltre 40 libri ha riassunto nella sua stessa esistenza le caratteristiche più elevate dello yoga della tradiziona Himalayana, aiutando a diffonderne il messaggio in tutto il mondo.

"Swami Rama, una vita illuminata" è un libro che racconta la biografia di Swami Rama scritta da uno dei suoi discepoli,
Pandit Rajmani Tigunait, attuale capo dell’organizzazione dell’Himalayan Institute di Honsedale negli Stati Uniti.

Il libro racconta la sua avvicente storia, di come sia stato cresciuto dal suo maestro spirituale nelle leggendarie grotte himalayane in cui innumerevoli generazioni di yogi sono state istruite nei misteri della sacra scienza dello yoga e del tantra. Si tratta di una vicenda dai tratti straordinari che descrive i poteri misteriosi e imperscrutabili degli iniziati e dei maestri illuminati da cui Swami Rama è stato allevato e cresciuto negli eremitaggi himalayani.

Ma al di là delle incredibili conquiste sul corpo e la mente che attraverso la pratica yogica Swami Rama riusciva a realizzare quello che contraddistingue questo personaggio è stata la sua autentica qualità morale e spirituale che ha acceso per anni i cuori di chi lo ha incontrato, avviandone l'interesse verso il mondo dello spirito e della ricerca di sè.

"Swami Rama, una vita illuminata" è un libro avvicente, che porta con sè il mistero dell'antica tradizione himalyana e ne trasmette la profonda saggezza che è al di là della parole.


_________________________________________

Link

- "Swami Rama, una vita illuminata" di Pandit Rajmani Tigunait
- "Yoga e la scienza sacra" di Swami Rama
- "L'arte di vivere allegri" di Swami Rama
- "Vivere senza paura" di Swami Rama
- Hymalayan Yoga Institute
- Biografia


__________________________________

Altri articoli collegati all'articolo

- Lo yoga di Swami Rama
- Uno yogi moderno, Pandit Rajmani Tigunait

martedì 24 novembre 2009

Book trailer di "The Open Secret - Tutto ciò che è"

E' disponibile online e tra poche settimane in libreria il nuovo libro di Tony Parsons.
Questo straordinario autore si presenta per la prima volta sul mercato italiano con un libro che farà chiarezza su tutti i falsi miti riguardo all'illuminazione con grazia e semplicità.

Vi presentiamo il book trailer realizzato per l'occasione.



_____________________________________
Link


- "The Open Secret- Tutto ciò che è" di Tony Parsons
- Sito ufficiale

_____________________________________
Altri articoli

- Il segreto svelato di Tony Parsons

martedì 3 novembre 2009

Il segreto svelato di Tony Parsons


Anni fa, camminando in un parco, la Coscienza riconobbe se stessa attraverso quel corpo-mente chiamato Tony Parsons. Non era stato fatto nulla per portare quel riconoscimento e soprattutto era chiaro che non c'era nessuno che lo stava testimoniando. C'era solo presenza, una presenza che era stata sempre lì, in osservazione di ogni momento della vita di quella forma, inclusi i tentativi di scoprire di nuovo un segreto che sembrava nascosto e che portava con sè un senso di perdita di un paradiso perduto nell'infanzia.

La storia di Tony Parsons in "The Open Secret - Tutto ciò che è " è raccontata con straordinaria semplicità, umanità e profondità portando il lettore a riconoscere ciò che in realtà vive attraverso la nostra forma, il nostro vero Sè. Per la prima volta questo bestseller di fama mondiale esce in italiano, dopo che dal 1995 ha riscosso i favori di migliaia di persone interessate al risveglio. Nella versione italiana il libro esce assieme a "All there is", una raccolta di trascrizioni di incontri tenuti in questi anni in varie parti in Europa.

Tony non parla solo con incredibile acume ed intelligenza, ma dalle sue parole si percepisce, con chiarezza, la fragranza della vera libertà e autentico amore incondizionato che traspaiono da chi ha completamente realizzato il Sè. Senza nessun compromesso per la mente e l'ego spirituali, Tony parla con l'ironia e grazia di un vero maestro di Advaita, anche se si discosta completamente dal clichè del guru e si pone da amico, annullando così ogni illusione di apparente separazione.

Il suo messaggio è semplice, chiaro e diretto: non esiste nessuno all'interno del corpo-mente chiamato "me", non esiste l'individuo, ma un unico Sè che vive attraverso e come ogni forma. Tutto è il divino che si manifesta e da nessuna parte esiste qualcosa che sia separato. Ogni ricerca spirituale è completamente inutile, perchè mantiene l'idea che ci sia qualcosa da trovare, qualcosa di perduto. Nulla è perduto, l'ovvio segreto era sempre pronto ad essere scoperto e l'invito del divino perchè questo accada è costante, basta solo riconoscerlo. E come puntualizza Tony, nulla si può fare a riguardo, perché quell'invito è colto quando è tempo che questo accada.

La ricerca spirituale termina infatti non perchè qualcosa è stato trovato, ma perchè si riconosce che non c'è nessuno che possa trovare niente. Questo riconoscimento che è al di là della possibilità dell'immaginario individuo accade per grazia; una grazia che, Tony precisa, è sempre disponibile.

Si tratta di una delle condivisioni più radicali del messaggio Advaita e tra le più pure che si possano trovare nel cosiddetto panorama spirituale. Tony Parsons non nega le caratteristiche dell'individuo, anzi ci invita a celebrare la propria unicità come forme, riconoscendo allo stesso tempo come non ci sia nessuno che le vive. La forma è solo testimoniata da questo Sè che osserva ogni cosa che appare e scompare. La nostra natura originiaria è dunque un nulla che è anche ogni cosa.

In questo, commenta Tony, quella che chiamiamo saggezza si sposa con l'amore.

_______________________________

Link

- "The Open Secret- Tutto ciò che è" di Tony Parsons
- Sito ufficiale

giovedì 22 ottobre 2009

Conferenza sull'Advaita e la spiritualità contemporanea


Negli ultimi anni l'Advaita Vedanta (non dualità) ha raccolto l'interesse non solo di ricercatori di vecchia data, ma anche di persone nuove al mondo
della spiritualità e della meditazione.
Questo è stato possibile grazie ad
interlocutori che hanno saputo rispondere alle domande e alle questioni tipiche della nostra era, come l'esigenza di trovare un equilibrio e una
pace in una quotidianità spesso caotica e fonte di stress.
Ecco il tema di una conferenza organizzata dall'Associazione Light e da Laris Editrice che si terrà il 2 novembre alle 21 all'Auditorium San Sisto in via Carlo Alberto a Bergamo (quartiere Colognola).

Queste voci moderne sono di maestri come Ramesh Balsekar, Tony Parsons e
altri che pur in linea con l'antica tradizione dell'Advaita Vedanta, parlano
un linguaggio occidentale e si relazionano con un approccio non religioso e
non filosofico alle domande fondamentali sulla vita e su noi stessi.

Nessun cammino progressivo, nessuno stato da raggiungere, nessuna purificazione necessaria. La verità che ogni ricercatore spirituale ricerca, la risposta alla domanda "Chi sono io?" è infatti già presente al 100%, ma è ignorata a causa dell'identificazione col il corpo-mente, con l'ego. I maestri dell'Advaita indicano infatti che ciò che siamo è quella consapevolezza che osserva questo chiedersi. La risposta a questa eterna domanda è proprio quell'Io che testimonia ogni cosa, un "Io" che è pura consapevolezza, priva di ogni di attributo o qualità e perciò in grado di riconoscere qualunque qualità possibile di qualunque accadimento, sia esso apparentemente interiore che esteriore. Nel riconoscere questa nostra identità, questa natura originale del nostro Essere, la falsa identità si dissolve. Quello che si dissolve è l'ego, ovvero il concetto di essere un corpo-mente separato, un ricercatore spirituale, o più in generale un individuo. In altre parole la risposta alla domanda "Chi sono io?" porta alla fine non solo della ricerca, ma del ricercatore stesso.

Illuminazione o risveglio è dunque questa realizzazione, ovvero che non esiste un ricercatore, ma solo una azione di ricerca che accade nel vuoto dell'Essere. La ricerca dunque finisce, non perchè riceva una conclusione, ma perchè si riconosce che essa sorge, continua e finisce in quell'"Io" eterno che è la verità cercata.


Alla conferenza parteciperà anche Bodhi Avasa, maestro risvegliato che condivide il riconoscimento del Sé da oltre 40 anni con seminari e incontri tenuti in Europa, Stati Uniti e Canada. Sarà possibile per i partecipanti fare domande direttamente ad Avasa sulla visione dell'Advaita.


Per informazioni e prenotazioni tel. 035- 230494
oppure mail info@libreriashesat.net










___________________________________

Links

- "Non più confusione" di Ramesh Balsekar
- "A chi importa?" di Ramesh Balsekar
- "The Open Secret" di Tony Parsons
- Sito di Avasa


____________________________________

Altri articoli correlati

- Avasa, l'ordinarietà di un Buddha
- Muore Ramesh Balsekar
- Nuova Collana Advaita

lunedì 5 ottobre 2009

Avasa, l'ordinarietà di un buddha

"Tutto è un'unica Coscienza ininterrotta".

In modo semplice, ordinario e diretto Bodhi Avasa condivide un messaggio che è lo stesso di ogni altro maestro, ovvero ciò che tu sei è Coscienza, che vive attraverso ogni forma.

Schivo ad ogni tipo di gerarchia spirituale tipica del tradizionale rapporto maestro-discepolo, Avasa smonta ogni genere di etichetta che la mente pone sulla parola illuminazione, rendendo questo evento così straordinario disponibile e accessibile per chiunque sia sinceramente interessato a realizzare chi è. Questo maestro del Galles, ma di origini indiane, indica come l'Illuminazione stia accadendo in massa come unica possibile risposta alla sofferenza e al senso di separazione.

A breve Avasa sarà presente in Italia con una serie di incontri a Milano, Torino e Bergamo e un ritiro a fine mese sul lago di Garda.

Ecco un breve estratto di un'intervista che Avasa ha rilasciato in concomitanza con l'uscita della collana Advaita Vedanta di Laris, di cui sarà presto autore.
___________________________________________


Domanda -"Che cosa è la Verità? Molte persone sembrano dire di avere raggiunto la “verità”, ma spesso dicono cose molto differenti tra loro…esiste UNA verità?


Avasa - Ciò che non cambia mai è Verità, tutto ciò che esiste è in stato di costante cambiamento, nulla è mai uguale due volte; ma ciò in cui tutto cambia è, in sé, immutabile. Ciò che è immutabile è Verità. L’esperienza umana è capace di conoscere l’esistenza del cambiamento perché quell’Uno, che fa esperienza della Vita attraverso e in quanto forma umana, è in sé immutabile, è l’Eterno stesso.

Non si può raggiungere la Verità si è già questa Verità, ciò che è immutabile, l’Eterno. La Verità, quindi, non è da un’altra parte, pronta ad essere raggiunta. Non è necessario un cambiamento nel tempo per vedere ciò che uno è sempre, si è già ciò che si andava cercando.

Quest’Uno che sta facendo esperienza di questa creazione chiamata Vita, che è la propria azione che si manifesta, è sempre lo stesso. Quest’Uno è immutabile e quindi è la Verità.


Domanda - La mia mente parla continuamente, giudicando ogni cosa che accade, comparando e così via. Ho provato vari tipi di pratiche e meditazioni per fermare la mente, ma al di là di piccoli momenti di silenzio non sono riuscito a zittirla. Cosa posso fare? Nell’illuminazione la mente è sempre silenziosa?



Avasa - Volere una mente silenziosa proviene dalla mente, dalla memoria; sorge dall’intuizione che il silenzio è ciò che ci è più naturale.

Sappiamo intuitivamente che il silenzio è presente, grazie alla nostra memoria di un tempo nell’infanzia in cui vedevamo il mondo attraverso occhi silenziosi senza giudizi, quindi senza la sensazione di essere separati da ciò che era visto. A volte non c’era un me e una cosa vista, solo l’Uno.

Questa memoria, che fa sorgere il desiderio di essere in silenzio, di essere silenzio stesso, proviene dal fatto che intuitivamente sappiamo che il silenzio è là dove la mente, nei nostri primi anni, si ritirava, dopo aver fatto il lavoro che era necessario al momento. Il silenzio è ciò che intuitivamente sappiamo di essere.

La mente è uno strumento della nostra vera natura, ma a causa del condizionamento è stata portata a credere di essere il maestro. Quando la mente riconosce di nuovo ciò che è precedente ad essa, allora diventa felicemente obbediente. Appare quindi solo quando le circostanze del momento richiedono che essa si attivi e poi, di nuovo, ritorna al silenzio inattivo che ne è la sorgente.

Tutte le meditazioni insegnate e quindi imparate, sono mente; sono basate sulla memoria, con l’intenzione da parte della mente di essere in controllo dello zittire quell’attività che è la mente. E’ per questa ragione che esse richiedono sforzo, che quindi porta l’attivazione deliberata della mente. La meditazione intenzionale, che è il desiderio di fermare l’attività della mente, viene dalla mente; proviene dalla non-accettazione di ciò che è.

Troppo focus sulla mente, come se essa fosse un problema, porta ad essere in difficoltà con quella attività che è conosciuta come mente.

La mente va a riposo quando è riconosciuto ciò che è precedente all’azione di ciò che chiamiamo mente.

Domanda -Cos’ è l’accettazione?


Avasa- Accettazione è arrendersi, una resa della mente che cerca di elaborare un modo di arrivare alla non mente.

Questo di certo non può essere compiuto dalla mente stessa, se è la mente che cerca di far arrendere la mente, questa ancora una volta sarà un’azione della mente. Quando l’accettazione accade è la mente ha visto i suoi limiti e riconosce questo come un fatto. Il limite è diverso per ciascuno di noi. A volte la resa accade improvvisamente, forse l’intuizione è più predominante; altre volte accade un po’ alla volta in un periodo più lungo, ma quando accade semplicemente accade, non è qualcosa che uno può fare e nessuno la può pianificare preparandosi prima.

Se è un qualcuno che si arrende, allora c’è con il desiderio di avere un risultato, il che chiaramente è un contrattare non è arrendersi. Quando c’è resa, non c’è nessuno che la fa: è una azione della coscienza".

__________________________

Links

- Sito ufficiale
- Blog in italiano
- Collana Advaita

sabato 3 ottobre 2009

Cosa è l'ego

Forse la parola ego è una delle parole più usate e abusate nell'ambiente spirituale. Spesso infatti è utilizzata senza davvero soffermarsi su cosa in realtà significa.

In questo estratto dal libro "Non più confusione" di Ramesh Balsekar- il grande saggio indiano recentemente scomparso a Bombay- si descrive con precisione cosa sia l'ego, ovvero un concetto con cui la Coscienza stessa si indentifica.

L'ego dunque non è un'entità che deve morire, ma solo un'attività nella coscienza, un'idea. In realtà ciò che siamo è ciò che osserva questo concetto e quindi è già totalmente libero da esso.

___________________________________

L’ EGO INFAME


Non esiste altro che la Coscienza. Allo stato originale, la Coscienza – o Realtà, Dio, l’Assoluto, il Vuoto, come la si voglia chiamare – non è consapevole. La Coscienza a riposo non è consapevole di Se stessa. Diventa consapevole della propria esistenza solo quando sorge improvvisamente il pensiero “Io Sono”. Questo “Io Sono” è il senso impersonale di essere consapevole; è l’istante in cui la Coscienza a riposo diviene Coscienza in movimento, ossia quando l’Energia potenziale diventa manifesta. Però non si tratta di due cose separate. L’Energia manifesta non emana dall’Energia potenziale. Esiste solo la Coscienza. È la Coscienza stessa a creare l’illusione del mondo-apparente e dell’ego, a percepire l’illusione della diversità in quello che, in verità, è pura Unicità. Sembra difficile capire come l’universo possa esistere nella Coscienza infinita dato che questa dovrebbe trascenderlo. In verità non esiste niente al di fuori della Coscienza; perciò la Coscienza o Dio non può essere altro che immanente in ogni cosa che sembra esistere. Tuttavia, non può esservi alcuna relazione tra manifestazione fenomenica e Coscienza, dato che una relazione esiste soltanto tra due entità diverse. In questo senso, la Coscienza trascende l’universo manifesto. L’universo esiste nella Coscienza come in potenza esistono le onde che sorgono dalle acque di un mare calmo.
Nell’universo manifesto ogni cosa è il prodotto della Coscienza, sia quando si vive nell’illusione in cui la manifestazione appare come “reale”, sia dopo la realizzazione della Verità. Non siamo, e non siamo mai stati, altro che un prodotto della Coscienza. Sarebbe forse più facile “comprendere” la Verità se potessimo concepire che non è mai esistito un “noi”, e che tutto ciò che esiste, ed è sempre esistito, è unicamente la Coscienza o Dio. Più o meno coscientemente, riteniamo d’essere degli esseri senzienti e quindi separati dalla manifestazione; “noi” siamo il soggetto e il resto della manifestazione è l’“oggetto”.
In realtà, questo “noi”, in quanto fenomeno manifesto, è parte integrante dell’universo manifesto. Riteniamo d’essere entità separate perché prendiamo coscienza dell’universo apparente tramite la qualità di giudizio delle nostre facoltà cognitive. Questo “giudizio” è un aspetto della Coscienza stessa, per questo motivo non possiamo liberarci dal concetto di essere separati dall’apparenza manifesta. Non appena realizziamo che non siamo entità separate, bensì la Coscienza stessa con qualità di giudizio che funziona come mezzo per conoscere la manifestazione, l’illusione della separazione (che è la causa della sofferenza e della limitazione) svanisce. A questo punto sorge la chiara comprensione intuitiva che, dato che non siamo manifesti, siamo il Noumeno, e in quanto manifesti siamo apparenza (non separati più di quanto lo è la sostanza dell’oro dalla forma dei gioielli). La manifestazione nasce dal Non-Manifesto e, a tempo debito, si fonderà nuovamente in esso. In qualità di individui, gli esseri umani sono del tutto irrilevanti, personaggi illusori su un palcoscenico del sogno che chiamiamo “vita”.

_________________________________________

Link collegati all'articolo

___________________________________

Altri articoli collegati all'autore

__________________________________


venerdì 2 ottobre 2009

L' Io che non esiste

"Chi sono io?", ecco la domanda che Ramana Maharshi- uno dei più famosi guru indiani del secolo scorso- suggeriva di porsi.

Una domanda che non mirava ad avere una risposta oggettiva, ma a mostrare come nella ricerca di questo Io ciò che si scopre è che esso non è un qualcosa di tangibile, ma il vuoto osservatore della domanda stessa.

"Io" è dunque pura Coscienza.

Ecco un estratto dal libro "A chi importa" dove Ramesh parla dell'Io e dell'invito di Ramana.

_____________________________________

L’autoanalisi – Chi sono io?

RAMESH – Molti mi domandano se Ramana Maharshi aveva dei principi fondamentali. Certo che ne aveva, per esempio la domanda:
“Chi sono io?”. Dato che Ramana Maharshi parlava in tamil, non sarebbe neppure giusto tradurre la sua domanda con “Chi sono io?”, ma “Chi è questo io?”, oppure (questa è la mia interpretazione) “Esiste questo io?”.

Quando arriviamo alla conclusione che nessuna azione è realmente ‘nostra’, l’intelletto non presenta più questa domanda, ma sorge invece spontanea dal profondo dell’essere. Se non siamo noi a fare o ad agire, chi è questo ‘io’? Esiste davvero? Chi è questo ‘io’ che occupa tanto spazio nella nostra vita? Ramana Maharshi poneva spesso questa domanda. Se è l’intelletto a porre la domanda, provvederà anche a rispondere; poi creerà dei dubbi e darà altre risposte che creeranno altri dubbi, e via di seguito. È una situazione simile a quella di un cane che si rincorre la coda.

Quando, attraverso l’esperienza personale, si giunge alla conclusione che nessuna azione è veramente ‘nostra’, l’intelletto cessa di fare domande e la risposta sorge dal profondo dell’essere, ossia dalla Sorgente o Dio. È Volontà di Dio che la domanda sorga ed è per Volontà di Dio se state ascoltando e riflettendo su questi concetti. È ancora Volontà di Dio se provate a praticare l’analisi delle vostre azioni.

Possiamo quindi sperare che, per Volontà di Dio, la risposta sorga: “Non è mai esistito un ‘io’ individuale quale autore dell’azione”. Se voi non siete mai stati l’autore delle vostre azioni, neppure gli altri sono mai stati gli autori delle loro azioni.

Se avete ancora dei dubbi, riportate la mente al principio fondamentale: non succede niente che non sia Volontà di Dio ed ogni dubbio si dissolverà.











__________________________________________

Link collegati all'articolo

___________________________________

Altri articoli collegati all'autore

__________________________________


giovedì 1 ottobre 2009

Muore Ramesh Balsekar

E' morto pochi giorni fa nella sua casa di Mumbai Ramesh Balsekar, uno dei più grandi saggi indiani di questo secolo, che come pochi ha contribuito a portare in occidente il pensiero dell'Advaita.
La sua umiltà, grazia e chiarezza restano nei cuori di chi lo ha conosciuto e lasciano una eredità inestimabile per tutta l'umanità.

A breve uscirà con Laris il suo libro
"Pace e armonia nella vita quotidiana".
Lo ricordiamo, intanto, con questa intervista.


Madhukar ─ Ti ho già raccontato che Osho affermava di potere utilizzare la propria mente a piacimento, come uno strumento, perché dopo l’illuminazione ne era divenuto il padrone. Nel tuo libro ‘La Coscienza parla’, ho letto che i pensieri arrivano dall’esterno. L’insorgere dei pensieri è un evento impersonale?

Ramesh ─ Sì, non può che essere impersonale. Nessuno può bloccare l’insorgere di un pensiero, perché i pensieri non nascono dall’organismo corpo-mente, ma arrivano dall’esterno, dalla Coscienza. Il cervello reagisce a un pensiero in base alla propria programmazione genetica e culturale. È l’ego che lo personalizza, creando il ‘mio’ pensiero, la ‘mia’ idea o la ‘mia’ azione. Un pensiero è uno stimolo esterno impersonale, al quale segue una reazione da parte delle cellule cerebrali. In tal caso, ‘chi’ può essere il padrone della mente?

Madhukar ─ Ieri abbiamo parlato del ricercatore. Oggi puoi parlare della ricerca?

Ramesh ─ Ogni tipo di ricerca si svolge seguendo un processo assolutamente impersonale, che inizia nell’istante in cui il neonato cerca intuitivamente il seno della madre. La vita non è altro che una continua ricerca, qualsiasi sia l’oggetto della ricerca.

Madhukar ─ E la ricerca spirituale?

Ramesh ─ La ricerca spirituale inizia con un ‘io’ che crede di cercare qualcosa e termina con l’annientamento del ricercatore. È un processo che parte dall’identificazione e termina con la fine dell’ illusione e, per un particolare organismo corpo-mente, può arrivare al culmine attraverso la totale dissoluzione dell’ego. La ricerca inizia, procede, e termina, secondo la Volontà della Sorgente. È molto importante comprendere che l’ego non distruggerà sé stesso, ma viene azzerato dalla Coscienza.

Madhukar ─ Durante la meditazione, sovente mi accade di entrare in conflitto con il mio ego. All’inizio, l’insorgere di pensieri indesiderati mi rende irrequieto, poi mi trovo a giudicare me stesso perché condanno e combatto tali pensieri, anziché accettarli come sono.

Ramesh ─ L’ego trae il proprio nutrimento proprio dalla dinamica dell’opposizione nei suoi confronti. Sottraendo nutrimento all’ego, lo si indebolisce, e la propria comprensione si espande. Per questa ragione, io consiglio di accettare l’ego, e di non combatterlo. Molte persone hanno difficoltà ad accettare il proprio ego, perché gran parte dei libri e dei maestri affermano che è l’ego il problema principale e che voi dovete distruggerlo. Il mio concetto, invece è di non combatterlo, ma di accettarlo. Perché? Perché non lo avete creato voi. La Sorgente ha creato l’ego, e la Sorgente stesso è in procinto di distruggerlo.

Madhukar ─ Sembra che il primo passo sia quando all’inizio si diventa ricercatori - e la ricerca ha inizio. Nel mio caso,e’ stata l’esperienza del satori con Osho.

Ramesh ─ Sì. Il processo della ricerca ha inizio con un individuo che è convinto che si possa ottenere l’illuminazione attraverso i propri sforzi e varie pratiche spirituali.

Madhukar ─ A questo punto non solo il ricercatore desidera l’illuminazione, ma lo ritiene quasi un suo diritto: “Otterrò l’illuminazione, perché mi sto impegnando con costanza”. Io stesso ho creduto di poter forzare l’illuminazione. [ridendo]

Ramesh ─ Lo sforzo e la disciplina spirituale possono andare avanti per anni fino a che il processo della ricerca - la disentificazione –raggiunge lo stadio in cui il ricercatore realizza che l’illuminazione può avvenire ma anche non avvenire. In pratica si arriva alla comprensione intellettuale che non esiste altro che la Coscienza, e non esiste un autore individuale delle azioni. Ma se questa comprensione è totale grazie ad una intuizione nel cuore, dipende soltanto dal volere di Dio.

Madhukar ─ Intendi dire che, a un certo punto, il ricercatore comprende di non potere influenzare in alcun modo l’esito della propria ricerca?

Ramesh ─ Certamente! Il successo della ricerca dipende esclusivamente dalla Volontà di Dio, e dal destino dell’organismo corpo-mente. ‘Nessuno’ diventa illuminato; l’illuminazione avviene in un organismo corpo-mente, grazie alla totale comprensione intuita nel cuore che esiste soltanto la Coscienza.

Madhukar ─ Allora il ricercatore dovrebbe sapere quando si avvicina al traguardo? Esistono segni o sintomi grazie ai quali possiamo capire che stiamo per giungere la termine del nostro cammino?

Ramesh ─ È una buona domanda. Vi è un penultimo stadio, che precede la realizzazione finale. Se mi chiedi quali sono i segni di essere vicini o sulla soglia dell’illuminazione, io ti rispondo che è lo stadio in cui, con distacco da qualsiasi esito, uno si domanda: “L’illuminazione? Che importanza ha? Non ha alcuna importanza”. A questo punto l’illuminazione può avvenire in qualsiasi momento.

Madhukar ─ Come si fa a sapere che siamo prossimi a tale stadio, che precede di poco l’illuminazione?

Ramesh ─ Saprai di essere sulla strada giusta se, nella vita di tutti i giorni, ti scoprirai più tollerante nei confronti delle azioni degli altri. In effetti, se non esistono azioni ‘tue’, come puoi condannare le azioni degli altri? In tal modo la vita si semplifica, perché diventa priva di orgoglio, di giudizio, odio e invidia. Raggiunta questo stadio, saprai che la tua comprensione dell’insegnamento è andata più in profondità.



___________________________________________________________________

Video collegati all'articolo

Nuova Collana Advaita Vedanta

La collana si propone di raccogliere le voci più importanti del mondo dell’Advaita suggerendo in particolare autori occidentali contemporanei accanto alle voci più accreditate dell’oriente.

La scelta degli autori è basata sull’intenzione di offrire testi di facile accesso per la cultura occidentale, dove la comunicazione del messaggio della non dualità avviene attraverso il linguaggio odierno e non tramite quello della tradizione classica indiana.

La spiritualità contemporanea infatti parla sempre più l’inglese che il sanscrito e sebbene molti degli autori abbiano attinto alla saggezza orientale l’approccio della loro condivisione è completamente in linea con la realtà moderna della vita occidentale. L’Advaita è un approccio strettamente non-religioso e non-filosofico che ha catturato l’attenzione anche di curiosi non sempre legati alla realtà spirituale tradizionale. L’Advaita non offre tecniche o metodi, bensì indica come la Verità, il Divino, il Sé siano già e sempre la nostra vera natura e come l’illusione dell’ego non vada superata attraverso nessun processo di trasformazione o purificazione, ma solo riconosciuta direttamente come irreale e non esistente.

Quindi non solo meditatori e ricercatori di vecchia data si sono trovati a confrontarsi con questi maestri, ma anche persone che non avrebbero altrimenti mai considerato una visione della vita e di se stessi alternativa a quella consueta. E’ soprattutto a questo target di persone a cui la collana intende rivolgersi.

Shakti Caterina Maggi

dir. collana Advaita Vedanta

caterinamaggi@lariseditrice.com


____________________________________________________________________

Link collegati all'articolo

- "The Open Secret" , di Tony Parsons
- "Pace e armonia nella vita quotidiana", di Ramesh S. Balsekar
-"Non più confusione" , di Ramesh S. Balsekar
- "A 'chi' importa? Gli insegnamenti unici di Ramesh S. Balsekar" , di Ramesh S. Balsekar

___________________________________________________________________

Video collegati all'articolo


Satsang Con Avasa




Incontri con Tony Parsons



_______________________________________



domenica 20 settembre 2009

La scienza del Kriya Yoga, intervista a Paramahamsa Hariharananda

Paramahamsa Hariharananda è uno dei più noti yogi al mondo, che più ha contribuito a far conoscere in occidente
il kriya yoga.
Laris ha pubblicato dell'autore "Kriya Yoga", un autorevole trattato di questa millenaria scienza.

Presentiamo qui una breve intervista.
_______________________________________

Domanda: Puoi darmi un’infarinatura corretta sul mito della kundalini?

Paramahamsa Hariharananda: La kundalini shakti si trova nel centro del coccige, avvolta in spire. Finché non riesci a ritirare questo potere divino dal centro del coccige e a farlo risalire alla sommità della testa, esattamente dove si trova la fontanella nei neonati, non potrai ne percepire, ne realizzare Dio.

Il metodo per arrivare a questo traguardo non viene insegnato nelle chiese o nei templi.

L’uomo ha due corpi: quello visibile e quello invisibile. Il corpo visibile è un’illusione e rimane sempre nella giungla della materia. Il corpo invisibile è quello reale. Cercando di coltivare il corpo invisibile, attraverso il corpo fisico-visibile, otterrete la consapevolezza del Sé interiore, potrai percepire e realizzare Dio.

Domanda: È pericoloso far risalire l’energia della kundalini, la kundalini shakti?

Paramahamsa Hariharananda: Per quanto ne so io, nessuno di quelli che praticano la tecnica del Kriya Yoga ha mai avuto dei problemi.

Domanda: Cosa significa Kriya Yoga?

Paramahamsa Hariharananda: Attraverso ogni vostra attività, potrete percepire l’unità tra il corpo e l’anima: questo è il vero yoga: il Kriya Yoga.

Domanda: In che cosa consiste la tecnica del Kriya Yoga?

Paramahamsa Hariharananda: Se vuoi sapere cosa comporta essere medico, devi andare all’università ed iscriverti alla facoltà di medicina. Se però rimani fuori dall’edificio universitario e chiedi: “Dottore, come si fa ad operare un paziente?”, non potrai mai imparare ad essere un buon medico. Se vuoi conoscere la tecnica del Kriya Yoga, siediti con me e dimmi che sei pronta ad imparare. Ti insegnerò la tecnica e percepirai subito, grazie al contatto divino del Maestro realizzato, la luce interiore, il suono della Om e delle vibrazioni divine in tutto il corpo.

Domanda: Qual è la differenza tra la calma ed il livello divino?

Paramahamsa Hariharananda: Finché non arrivi al livello della tranquillità, non puoi raggiungere il piano divino, quindi, in un certo senso la calma e il livello divino sono la stessa cosa. Per arrivare alla tranquillità dovrai applicarti e grazie al tuo impegno otterrai la conoscenza.

Domanda: Qual è la causa delle visioni che moli raccontano di avere durante la meditazione?

Paramahamsa Hariharananda: La gente parla di angeli e molte altre fantasticherie, ma è solo allucinazione e immaginazione. Bisogna andare oltre questo livello, oltre qualsiasi pensiero, oltre le emozioni e le allucinazioni: soltanto allora potrete percepire il Sé, potrete percepire l’anima in voi che è infinita ed onnipervadente. La sensazione che proverai, viene dall’alto, perciò non sei una persona insignificante o limitata. Il corpo fisico è limitato, ma il corpo invisibile è infinito ed eterno. Si medita soltanto per percepire questo corpo invisibile, infinito e onnipervadente e non per fare altre esperienze. Il più grande successo nella vita è riconoscere che l’anima risiede in voi, in quanto diventate immortali.

Domanda: Esistono gli angeli?

Paramahamsa Hariharananda: Io sono un angelo, io sono il diavolo, io sono un monaco, io sono un pervertito. In questo universo, ciascuno è un angelo, se prepara il proprio campo da angelo. È mai venuto a trovarvi un angelo? Avete sentito soltanto parlare degli angeli, non è vero? Allora, fate bene a dimenticarvene

Domanda: Yogananda in “Autobiografia di uno Yogi” ha scritto che altri maestri si sono materializzati e sono apparsi davanti a lui. Si tratta di immaginazione o succede veramente?

Paramahamsa Hariharananda: Uno scienziato può inventare un telefono o un aeroplano. Per me è impossibile, perché in questo campo sono uno sciocco. Uno scienziato ci ha dato l’opportunità di parlare per telefono con persone in luoghi molto distanti. È immaginazione? Paramahamsa Yogananda era profondamente divino ed aveva molto potere. Shriyukteshwarji si è materializzato davanti a lui molte volte. Questi sono fatti. Se ne sentite parlare, mi direte che sono sciocchezze, ma anche io ho visto Shriyukteshvarji nell’Ashram di Puri dopo la sua scomparsa, non solo io, ma molte altre persone.


Domanda: Yoganandaji è venuto in America molto tempo fa. Perché te sei venuto così tardi?

Paramahamsa Hariharananda: Paramahamsa Yogananda venne nel 1920. Io ho cominciato a viaggiare per l’India dal 1960 al 1975, quando ho ricevuto da Babaji Maharaj l’ordine divino di diffondere il Kriya Yoga ai ricercatori sinceri sparsi nel mondo, ho cominciato a viaggiare

Domanda: Cosa intendi per ricettività?

Paramahamsa Hariharananda: Supponiamo che io abbia un secchio e debba trasportare del latte. Se ci sono dei buchi nel secchio, quando arriverò a casa, mi renderò conto d’avere perso tutto il latte per strada. Ricettività è presentarsi con una mente concentrata: cioè devi riparare i buchi del “secchio” della mente e cercare di ricordare ogni cosa esattamente come ti viene insegnata al momento dell’iniziazione.
Domanda: Cos’e’ il karma?

Paramahamsa Hariharananda: Karma significa azione, sia fisica che mentale. Ogni azione lascia la sua impronta nella mente subcosciente e ha un effetto positivo o negativo sulla vita di una persona. Le impressioni delle azioni di vite precedenti sono immagazzinate nella super-coscienza e germinano, nelle condizioni idonee. Per condizioni idonee s’intende l’ambiente interiore che, insieme con l’ambiente esteriore, governano le azioni di una persona. Il karma si divide in tre categorie - samchita, prarabdha e kriyamana. Samchita è il karma delle vite precedenti, immagazzinato nel cervello mediano: sono i semi che non sono ancora germogliati. Prarabdha è il karma delle vite passate che ha determinato la nostra vita attuale. Kriyamana è il karma che stiamo accumulando in questa vita e che germoglierà portando frutto nelle vite successive.


______________________________________________

Link

- Bio

- "Kriya Yoga" di Paramahamsa Hariharananda

- "L'incontro di due grandi yogi, la mia vita con il maestro" di Paramahamsa Prajnanananda

- Sito ufficiale

mercoledì 2 settembre 2009

Guarire dal passato con Manuel Schoch

Guarire in un istante, senza dover andare a comprendere traumi del passato, ferite o ansie nascoste.

Tutto possibile secondo Manuel Schoch, psicologo e mistico svizzero, attravers
o quella che è divenuta famosa come la "terapia del tempo".

Questo pioniere elvetico della medicina alternativa ha per oltre 30 anni osservato con attenzione il sistema energetico umano per trovare un approccio olistico in grando di trasformare i nostri schemi abituali di comportamento.


Combinando consapevolezza ai processi naturali dell'energia, la "terapia del tempo" è un approccio molto diretto di focalizzarsi sul potenziale dell'individuo invece che andare a pescare i traumi del passato come fa la psicoterapia tradizionale. Attraverso specifiche tecniche di meditazione Schoch mostra un nuovo modo di intendere la guarigione.

Schoch è stato il-fondatore dell' Analytic Centre di Zurigo e il fondatore e il direttore dell' HiHo-Collective,un istituzione anti-psichiatrica molto nota negli anni '70. In seguito ha creato la Tune In Centre for Human Growth a Zurigo, Londra, e Atena, diffondendo la "terapia del tempo". Ha anche insegnato all'Università di Zurigo.

Presentiamo qui un assaggio del libro edito da Laris "Guarigioni radicali".


____________________________________________

Il meccanismo del pensiero

Il pensiero e le qualità

L’aspetto dell’anima che riguarda le qualità è la prima cosa che na-sce insieme al corpo e al cervello già funzionanti. Nei primi due anni di vita si sviluppa gradualmente la capacità di pensare e man mano che cresciamo e utilizziamo il pensiero, vale a dire più si sviluppa la capacità di pensare, più il pensiero tende a nascondere e reprimere le qualità.
Quando si esaminano il pensiero e il meccanismo del suo funzionamento, bisogna però evitare di attivarlo. Sembra difficile, ma sarà d’aiuto rammentarsi che il pensiero è una descrizione di qualcosa, e
che il futuro senza prospettive è paura. Se prendiamo l’analogia di un pittore e del suo dipinto, il futuro senza prospettive è come stare di fronte a una tela bianca, con i pennelli e i colori pronti, ma senza sapere cosa dipingere. Quando il futuro è privo di prospettive c’è la paura, che si presenta sotto forma di pensieri.
D’altro canto, guardare al futuro con delle prospettive significa che si è vivi e vitali, perché si sa cosa dipingere e resta solo da farlo. Qui non c’è paura, c’è solo azione nella non-azione, e si perde se stessi allontanandosi da sé, il che non significa andare verso qualcosa o qualcuno, ma verso il pre-futuro.
Il pensiero ci domina. Tutto quello che finora è stato creato dall’uomo, dagli aeroplani, ai dipinti e perfino questo libro, è nato grazie al processo del pensiero. La maggior parte di noi crede che il cervello venga usato per pensare ma, come si è detto prima, il novanta per cento del cervello è impegnato nel mantenimento fisiologico del corpo, mentre solo il dieci per cento viene usato per pensare.

Le chiavi per la libertà interiore
La libertà interiore concerne quella parte di noi che è responsabile solo verso se stessa. In realtà non esiste libertà interiore o esteriore – per libertà interiore si intende quella che non riguarda il mondo sociale o politico – perché nel mondo esterno non c’è mai la libertà completa di fare quello che si vuole. Passiamo moltissimo tempo a proccuparci delle cose che riguardano il mondo, ed è difficile sentirsi liberi nel senso di essere contenti e in pace. Quando effettivamente ci succede di essere tranquilli perché non sta accadendo niente di speciale, la mente non è capace di rilassarsi immediatamente e dire: “È proprio quello che desideravo”. Che cosa succede veramente quando proviamo questo genere di quiete e libertà?

Ostacoli alla libertà interiore
Per prima cosa ci sentiamo a disagio, poi annoiati, e infine, ammettiamolo onestamente, abbiamo paura. Se cerchiamo continuamente la libertà interiore, la quiete, la pace e la felicità, perché nel momento in cui le troviamo siamo assaliti dalla paura? Bisogna capire che cosa si intende, dal punto di vista biologico, per uno stato dell’essere in cui c’è libertà; è quindi necessario esaminare il grave problema dell’assuefazione, non tanto all’alcool o alle droghe quanto all’adrenalina,
un problema che ci riguarda tutti.
Tenendo presente che la mente e il corpo non possono venire separati, osserviamo che la mente ha bisogno di attività costante per darci l’illusione di essere svegli. Proviamo più compassione per chi
soffre che per coloro che sono felici e contenti. I film, i programmi televisivi e gli sport innalzano il nostro livello di adrenalina.
Immaginiamo per un momento di essere sdraiati sul letto e di sentirci molto rilassati, indipendentemente da tutto quello che succede nella nostra vita. Il modo migliore per aumentare il livello dell’adrenalina è preoccuparsi per sé o per qualcun altro, ecco perché molti dei
problemi che ci angustiano non sono affatto reali, sono solo un modo per far scorrere l’adrenalina.
Quando i livelli di adrenalina salgono ci sentiamo svegli, vivi, consapevoli, ma non è lo stato a cui si riferiva Buddha: è artificiale e inoltre dà assuefazione. Appena ci sentiamo bene cadiamo metaforica-
mente addormentati, quando le scarpe calzano perfettamente non sentiamo più i piedi, ovvero, siamo consapevoli del corpo solo quando qualcosa non va.
Nel 1991 durante la Guerra del Golfo, quando gli iracheni lanciavano missili su Israele, si scoprì che nei tre giorni successivi al primo attacco, le morti per cause naturali erano aumentate del quarantacinque per cento. Nella settimana seguente tuttavia tornarono alla normalità; le vittime non abitavano nemmeno vicino alla zona bombardata, ma a Tel Aviv o a Gerusalemme, ed era assai improbabile che un missile potesse arrivare fino a loro. Questo dimostra che il cervello e i suoi poteri di visualizzazione sono in grado di creare abbastanza stress da danneggiare irrimediabilmente il corpo, e che il cervello ha la capacità di concentrarsi e influenzare la possibilità di morire, senza che neanche ci rendiamo conto di quel che succede.
Se il nostro livello di adrenalina è troppo alto o troppo basso, c’è un problema. Ci sono infiniti altri esempi di come la mente possa influenzare il momento della morte, e di come gestiamo la paura, le preoccupazioni e l’assuefazione all’adrenalina. Ecco perché è così difficile raggiungere la libertà interiore: la mente è assuefatta all’adrenalina, in altre parole siamo psicologicamente assuefatti alla paura. Vorremmo tutti liberarci dalla paura, ma quando non c’è, ci sentiamo a disagio.
Quando non ci sono più preoccupazioni siamo in uno stato di quiete, ma la mente protesterà dicendo che c’è qualcosa che non va.

L’arte di morire o uscire dal tempo
Se vogliamo imparare a morire da vivi, dobbiamo allenarci a entrare in contatto con l’Osservatore senza tempo. Come si è visto, la consapevolezza esiste solo in assenza del processo descrittivo. Quando siamo consapevoli di qualcosa, questa fa già parte del passato, mentre se ci mettiamo a descrivere quello che succede, il flusso della nostra energia si blocca. Ho individuato sei temi da usare come guida per osservare questo processo dentro di noi.
La coscienza mentale si muove a un passo più lento del corpo energetico o coscienza fuori dal corpo, quindi evitiamo di bloccare il flusso concentrandoci su quello che accade. Poiché la coscienza mentale
è consapevolezza più descrizione, quando diventiamo consapevoli di qualcosa, non descriviamolo, ma restiamo semplicemente consapevoli e lasciamo che diventi una forza di trasformazione.
Ricordiamo che l’aggressività è sempre sintomo di paura, la paura è sintomo di tristezza, e la tristezza è il ponte per l’amore.
Se l’aggressività è sempre sintomo di paura e questa un sintomo della tristezza, le descrizioni o le interpretazioni non ci servono. La consapevolezza senza descrizioni è possibile ed è l’unica che permette l’osservazione diretta; da qui in poi procedere diventa molto più facile.
Quando la mente entra in gioco cercando di descrivere la radice del pensiero, produce un nuovo pensiero. Cerchiamo di concentrarci sul processo, non sul contenuto. Si raggiunge la radice del pensiero solo smettendo di produrre descrizioni; la meditazione consiste proprio in questo. Non abbiamo mai un solo pensiero, tutto è presente anche se non manifesto; in altre parole anche se ci sono molti pensieri nel sottofondo della nostra mente, uno solo è dominante.


____________________________________________________

Link

- Bio di Manuel Schoch
- "Guarigioni naturali" di Manuel Schoch
- Sito ufficiale di Tune-in

Intervista di Sandra Heber Percy a Paramahamsa Prajnanananda


Sandra Heber Percy intervista il noto maestro yogi Paramahamsa Prajnanananda sui temi più importanti della spiritualità.

__________________________________________________________

Sandra - Qual’e’ l’essenza di ogni religione?

Paramahamsa Prajnanananda - L’essenza di ogni religione è l’esperienza personale del Divino, che diventa possibile attraverso la disciplina spirituale. Con il termine sadhana si intende qualsiasi pratica spirituale che permetta al ricercatore di realizzare Dio ed è il metodo con il quale si può raggiungere lo scopo della vita - il traguardo - e presuppone una forma di disciplina mirata a questo particolare fine. Nel campo della religione, la sadhana include tutte le pratiche religiose, le cerimonie ed i riti che conducono alla realizzazione delle verità spirituali: possiamo dunque dire che la sadhana è l’aspetto pratico della religione. Tra religione e spiritualità c’è molta differenza.

Sandra - Iniziamo dai testi più noti: Qual è il significato della Bhagavad Gita? Qual è l’essenza del suo insegnamento?

Paramahamsa Prajnanananda - La Bhagavad Gita è una canzone. La Gita è la canzone del Signore, uno dei più famosi testi della tradizione indù, in cui Krishna, che noi riteniamo un’incarnazione di Vishnu, spiega ad Arjuna il significato dell’eterno principio della retta azione, del dovere morale. La Gita insegna che l’Assoluto, il Brahman, è armonia perfetta e che il senso di separazione o di non essere liberi (o che si deve raggiungere la liberazione), sorge solo perché ignoriamo la reale natura del Sé. Ciò nonostante, grazie alla discriminazione della conoscenza, si può realizzare il Sé.
Quando i nostri occhi non saranno più abbagliati dall’idea della materia, ci apriaremo alla luce della conoscenza e scopriremo che non esiste niente di inanimato. Ogni cosa è la manifestazione di Brahman, che allo stesso tempo è energia vitale, mente, conoscenza, beatitudine, energia divina e esistenza. Il mondo ed ogni suo oggetto sono stati creati per essere vissuti ed abitati dal Signore. La realizzazione consiste nell’abilità di riconoscere la presenza del principio assoluto, ogni evento, ogni azione, qualsiasi pensiero, nel proprio Sé e negli altri. Dio può essere paragonato ad un cerchio il cui centro è ovunque e la cui circonferenza non è da nessuna parte, perché Dio si manifesta ovunque.

Sandra - Quali sono le differenti scuole di pensiero che insegnano il Vedanta?

Paramahamsa Prajnanananda - Le tre principali dottrine sul Vedanta sono l’Advaita di Adi Shankara [circa 788-820 d.C.], il Vishishta Advaita [non-dualismo qualificato] di Ramanujam [circa 1200 d.C.] e il Dwaita [duale] di Madhwa [circa 1300 d.C.]. L’Advaita o scuola della non-dualità è quella più antica e più comunemente accettata. Vedanta, equivale all’insegnamento di Adi Shankara.



Sandra - Puoi spiegarmi il significato del termine “Advaita”.

Paramahamsa Prajnanananda - La parola “Advaita” deriva dal termine sanscrito “Dvait”, “due, duale”, preceduto dal prefisso “a”, che significa “ negazione”. Quindi Advaita significa “non due, non-duale” e si riferisce all’unità totale, che non prevede la possibilità di alcuna dualità.

Sandra - Il termine “filosofia” indica l’amore e la ricerca della saggezza e della conoscenza. È corretto considerare l’Adavita Vedanta semplicemente una filosofia, oppure è differente da tutte le altre filosofie?

Paramahamsa Prajnanananda - C’è una differenza fondamentale tra il Vedanta e le altre filosofie. Nel Vedanta la ricerca della verità non è lo scopo finale; dopo aver conosciuto la verità infatti, bisogna viverla e diventare la verità stessa. Il Vedanta è lo studio della nostra vera natura, dell’essenza dell’umanità e di tutta la creazione. Il suo obbiettivo è liberare gli esseri umani dall’ignoranza che li fa sentire limitati e inadeguati. Non può esser classificato come una semplice filosofia o una scuola di pensiero, piuttosto dovrebbe esser considerato una trasmissione diretta della conoscenza del Sé.

Sandra - Quali sono i tre principi fondamentali dell’Advaita Vedanta di Sankaracharya?

Paramahamsa Prajnanananda - sono:

1) Brahma Satyam: solo la Realtà Ultima è reale.

2) Jagat Mithya: l’universo è irreale.

3) Jivo Brahmaiva Na Paraha: il sé individuale (non è altro che la Realtà Ultima, l’Assoluto).

Sebbene la Realtà Ultima sia la sorgente dell’Universo, non ne costituisce una parte intrinseca. Per comprendere questo concetto, possiamo utilizzare una classica analogia. Prendiamo in considerazione la relazione tra il sole e il suo riflesso su un lago: è chiaro che il sole è la sorgente di tale riflesso, ma continua ad esistere anche senza di esso. Allo stesso modo, come il sole è l’unica vera sorgente di tale riflesso, così la Realtà Ultima è l’unica sorgente dell’intero universo, che ne è un riflesso.

Sandra - Il riflesso del sole sul lago esiste, ma è irreale, perché la “vera realtà” che lo genera è la luce del sole. La seconda affermazione, “l’universo è irreale”, intende esprimere questo concetto?

Paramahamsa Prajnanananda - Il secondo principio della dottrina di Shankaracharya non afferma che l’universo non esiste, ma che sussiste solo come il riflesso della luce del sole sull’acqua. Senza il sole non ci sarebbe alcun riflesso e senza la Realtà Ultima non ci sarebbe alcun universo. Così come il sole è indipendente da ciò che accade al suo riflesso, la Realtà Ultima non viene toccata da ciò che avviene nell’universo, sebbene ne sia la sorgente.

Sandra - E il terzo?

Paramahamsa Prajnanananda - Il terzo principio di Shankara ci ricorda che il nostro sé individuale è una manifestazione diretta della Realtà Ultima. Il Sé è la causa e la sorgente del corpo e della mente, così come la Realtà Ultima è la sorgente dell’intero universo; il Sé non è una parte intrinseca di nulla, così come il sole non è una parte intrinseca del suo riflesso. Esso è sempre presente, al di là delle apparenze illusorie, causate dalle attività e dalle modificazioni della mente. Quando il velo dell’illusione viene rimosso, il Sé viene sperimentato direttamente e poiché esso è una manifestazione diretta della Realtà Ultima, si ha un’esperienza diretta anche di quest’ultima.

Sandra - Puoi darmi una spiegazione del Brahman?

Paramahamsa Prajnanananda -
L’intero sistema dell’advaita vedanta può essere riassunto in questo mezzo verso:

brahma satyam jagan mithyā jiva brahma iva nāparam.

in cui si afferma che l’Assoluto è l’unica Realtà: il mondo è un’illusione e l’anima individuale non è differente dall’Assoluto, anzi sono identici. Il mondo è una creazione della natura illusoria, una superimposizione del l”Assoluto su se stesso. A causa di tanta confusione che non amo definire ignoranza, ma solo momentanee cecità, l’anima incarnata immagina di essere diversa dalla Sorgente, dall’Assoluto Brahman e vive così in un mondo di pluralità, ritenendo di essere un’entità separata. La verità è che ogni cosa non può essere altro che della stessa sostanza dell’Assoluto Brahman, poiché tutto il creato è una sua manifestazione sovrimposta su se stesso, come un film proiettato sullo schermo, ci fa illudere di vivere una storia e dei dialoghi. La momentanea dimenticanza di chi siamo realmente, svanisce con l’alba della conoscenza, con il ritorno della memoria.
La natura illusoria del mondo, viene percepita dopo aver raggiunto un certo stadio di realizzazione. Questo fatto è considerato molto importante da Shri Shankara perché l’esperienza era per lui molto vivida. Questa natura illusoria, maya, è il gioco cosmico di Dio, il lila. Secondo molti studiosi, il termine lila include l’idea di maya e la supera. Dio è uno, ma questa unità non Lo limita e perciò può apparire come molteplicità quando lo desidera. Al di fuori della manifestazione cosmica, Dio trascende le definizioni e non può essere descritto né come uno né come i molti, è limitato e illimitato, uno senza secondi, e tutto ciò che viene percepito è Dio. Questo è l’insegnamento delle Upanishad che asseriscono anche che è il limitato e l’illimitato, uno senza un secondo e qualsiasi cosa ci percepisca non è altro quello che di solito definiamo con il termine Dio o Coscienza. Il mondo manifesto è il gioco della Sua consapevolezza nel suo aspetto infinito, e quindi è reale anch’esso. Non esiste atro all’infuori della Coscienza. Tutto è Dio.

Il Brahman non può essere spiegato attraverso delle parole e neppure concepito dalla mente. Non può essere descritto, essendo al di là di ogni descrizione. Può essere espresso soltanto dal termine sat-cit-ānanda, esistenza, consapevolezza e beatitudine. È sia personale che impersonale.
È chiamato antaryami, l’Anima delle anime, e anche l’energia creativa, prakriti, poiché solo l’Assoluto detiene il potere interiore immanente. Essendo trascendentale, trascende l’universo. È il creatore, il sostenitore e il distruttore di questo universo, e in queste funzioni è rappresentato simbolicamente da Brahma, Vishnu e Shiva rispettivamente. È l’origine di tutto e la fine di tutto; l’oggetto della devozione e l’ispiratore della moralità. In breve, Dio è il tutto.

Sandra - Sono l’Assoluto o vengo usata come uno strumento da Dio?

Paramahamsa Prajnanananda - Dipende dall’identificazione: se ti identifichi con il corpo e con la mente, sei uno strumento, un oggetto. In realtà noi non siamo un’onda individuale di consapevolezza separata dal mare della Coscienza Cosmica, ma siamo l’oceano stesso della coscienza; ci consideriamo onde individuali soltanto a causa dell’ignoranza. Lo spirito di Dio è diventato uomo, e quindi l’uomo è l’oceano della Coscienza Cosmica, Dio stesso. La vera natura dell’uomo è questo Sé onnisciente, il testimone immutabile dei cambiamenti del corpo, della mente e del mondo esteriore. Il Sé è l’unico fattore costante nell’uomo e integra tutti i fattori fisici e psichici in un tutto coerente, coordinando le diverse funzioni del corpo, della mente e degli altri organi. Mantiene l’identità dell’uomo nonostante tutti i cambiamenti nei mondi esteriori e interiori. L’uomo è essenzialmente spirito, luminoso e autosufficiente. La Kena Upanishad (1:2) afferma: “È la Vita di ogni vita”.
Questo vero Sé rende una persona consapevole della propria individualità e della pluralità del mondo. È questa consapevolezza che distingue gli esseri senzienti da quelli non senzienti. È auto-evidente e non necessita di alcuna prova. L’immortalità del Sé, dell’atma, viene descritta dettagliatamente nella Gita. La conoscenza dell’immortalità del Sé dissolve ogni paura della morte, poiché la paura della morte non è altro che un aggrapparsi all’ego con tutte le conseguenze di ansietà, paura e sofferenza. Il desiderio di piaceri mondani, che porta alla reincarnazione del Sé, può essere superato attraverso la conoscenza e la scomparsa dei desideri conduce all’immortalità. L’immortalità del Sé può essere realizzata nella meditazione attraverso la tecnica scientifica del Kriya Yoga: questo è il paradiso interiore.


Sandra - Una domanda molto comune: cos’e’ la morte?

Paramahamsa Prajnanananda - La morte non è la fine di un individuo, proprio come la nascita non è il suo inizio. Cos’è allora la morte? L’evento della morte significa che il Sé (insieme al corpo sottile che comprende la mente con tutte le sue impressioni) lascia il corpo fisico e in quel momento le impressioni mentali diventano i semi di nascite future. A decidere la nascita futura è l’ultimo pensiero che affiora prima di morire, dato che ogni pensiero, e quindi anche l’ultimo, è modellato dai desideri predominanti nel corso della vita, perciò i desideri sono la radice della nascita e della morte.

Sandra - Cosa nasconde la nostra realtà?

Paramahamsa Prajnanananda - Le differenti onde che sorgono nella memoria (chitta) nascondono il Sé, ma è possibile percepire un tenue riflesso del Sé in queste onde che lo ricoprono. Queste onde sono i samskara (la somma delle impressioni delle nostre azioni passate). La vera natura del Sé non può essere realizzata fintanto che rimane anche una sola onda nel lago della memoria, chitta. Non appena tutte le onde si placano, lo yogi raggiunge il nirvikalpa samadhi o lo stato di assenza di semi karmici, un livello a cui si arriva quando le azioni non formano più impronte nel subcosciente e quindi cessano di costituire dei legami. In questo stato tutti i veli si sollevano, si percepisce il Sé che risplende nella Sua stessa gloria e si comprende che non è un aggregato di elementi, bensì l’eterna base dell’essere. Poiché eterno, il Sé non può nascere né morire: è immortale, indistruttibile, è l’essenza imperitura dell’intelligenza.

_________________________________________________

Link

- Bio di Paramahamsa Prajnanananda

- “Yoga il sentiero verso il Divino”

- “Incontro con due grandi yogi”

- “L’Universo interiore -viaggio attraverso i chackra”

-
“Il gioco dell’anima”

-
“Il sentiero dell’amore”

-
Sito ufficiale di Paramahamsa Prajnanananda

_______________________________________________________


Altri link collegati all'articolo

- Kriya Yoga“- il libro di Paramahamsa Hariharananda

- Intervista a Paramahamsa Hariharananda

- Bio di Paramahamsa Hariharananda

- Paramahamsa Hariharananda sito ufficiale


martedì 1 settembre 2009

Chuck Hillig, psicoterapia per l'Illuminazione


Chuck Hillig non si definisce nè guru, nè maestro spirituale, al massimo, un amico. Ma come i veri e propri maestri mostra con immediatezza e semplicità come vivere una vita pienamente illuminata e autentica attraverso il risveglio a ciò che siamo veramente.

Psicoterapista e counseler, Chuck associa la filosofia orientale alla psicologia occidentale con un linguaggio semplice e chiaro per tutti.

Laris ha pubblicato "Illuminazione per principianti" dell'autore californiano.
Vi presentiamo un estratto di un'intervista rilasciata al sito Amigo per presentare questo simpatico e sorridente psicoterapista familiare che dietro l'etichetta di "dottore" sulla porta mostra
una profonda e rivoluzionaria verità che può portare un incredibile
trasfromazione nella vita di ognuno di noi.


_________________________________________________________________

Guarire nella verità di ciò che siamo

Domanda -Prima di entrare nei contenuti del libvro sono molto interessato a conoscere di iuù la persona, Chuck Hillig ( sebbene ci siano molti fan dell'advaita che dicono che non c'è nessuno lì). Nel "mondo del'Advaita" impariamo che tutto è perfetto com'è...qui e ora. Ci sono molti altolà da parte degli insegnanti di advaita che dicono "Stop! Non cambiare! Non cercare la felicità! Resta odve sei!". Che ne pensi?

Chuck: Beh, solo perchè tutto è perfetto, non significa che le cose non sembrino camnbiare. Chi sei veramente, di certo, non cambia e non può mai cambiare. Chi pensi di essere, comunque (così come quello che non pensi di essere) sembra cambiare un sacco. Ma la vita si dispiega da un istante perfetto ad un altro...eppure, incredibilmente, ogni piccolo micro-istante è anch'esso perfetto. Lo capisci da solo nell'istante in cui rinunci alle tue idee di "perfetto". Vedi, senza quell'idea di perfezione, la perfezione è come sono esattamente ora le cose. Mentre, tutte le volte che copri quello che è con la tua idea di perfezione, questa sovraimposizione creano una tensione e frizione che nutrono la tua persistente illusione di separazione. Felicità e beautidine sono la tua stessa natura, non c'è ragione di uscire a cercare qualcosa che tu hai già (e sei). Ricorda però, che sebbene ogni momento sia perfetto, non è detto che sia comodo. Il corpo cercherà piacere e eviterà il dolore automaticamemte. Ma non significa che qualunque cosa accada per te sarà più perfetta di ciò che è presesnte qui e ora. La Vita è come è, perchè, in ogni singolo momento, non può semplicemente essere in un nessun altro modo.

La terapia è trovare il coraggio di "essere ciò che sei già".

Domanda: Allora perchè occuparsi di famiglia e relazioni matrimoniali?C'è qualche separazione tra la persona e l' "essere" il vuoto? Ci sono differenze negli stadi in cui le persone hanno bisogno di terapia e in cui non ne hanno?

Chuck: La nostra relazione più profonda può essere un calice d'oro o un calderone di ferro. Siamo tutti cotti in un melodramma fatto da noi stessi fino a che non diveniamo più morbidi e malleabii. Il matrimonio è una opportunità per approfondire la nostra compassione, amore e perdono. Visto che la nostra sposa è un riflesso di chi siamo, il guru sta apparendo a noi come l'Amato. Nel nostro bisogno nevrotico di dominare e controllare l'altro ( tutto basato sulla paura), non apprezziamo spesso i doni che le nostre relazioni più significative ci portano, Dovremmo davvero imparare a onorare e rispettare il loro contributo al nostro proprio sviluppo. Tua moglie è come è a causa del modo in cui tu sei. E, proprio come a scuola, non sempre ti piacerà quello che devi imparare. Ricorda, nulla di tutto ciò, non importa quanto pazza possa essere la vita, sta accadendo a te. In ogni caso, la terapia non riguarda il sentirsi "meglio". La terapia riguarda il dire la verità. Si tratta di sentire qualunque cosa tu stia sentendo e trovare il coraggio di essere chi sei già.

Insomma: un buon terapista ti aiuta a crescere e a creare sogni migliori. Un satguru, comunque, ti aiuta a svegliarti e a smettere di sognare.






Domanda: Sebbene questa intervista riguardi il tuo libri peremttemi di tornare su quello che dicevi prima. Hai detto che la terapia riguarda il dire la vertà. Ma penso che la verità sia il dominio di ciò che noi siamo veramente e non di ciò che pensiamo di esesre. La verità che troviamo nei Satsang è la stessa verità che trovi nella Terapia?

Chuck: Beh, la solo laVerità ( con la V maiuscola) che davvero è reale Assoluta verità, e non cambierà mai in nulla perchè non può cambiare. E' ciò che è. La verità assoluta si manifesta come come verità relativa nella Grande Illusione. Quando iniziamo a raccontare la storia di "ciò che è". La verità relativa dipende dal ricordare il passato o immaginare un futuro. Si mostra solo in un mondo dualistico di opposti, stratificazione, valori ( ad es. etica) e naturalmente i cinque sensi. In particolare, la verità realtiva sorge quando c'è un punto di vista (ad esempio un "Osservatore" che osserva un "Osservato"), Una assoluta verità, d'altra parte, non ha un opposto semplicemente perchè è incapace di adottare un singolo punto di vista riguardo qualunque cosa. O, più accuratamente, potresti dire che l'Assoluta veità intrattiene tutti i punti di vista possibili, perchè, alla fine, l'Assoluta verità è solo "così com'è".

Quando parliamo con verità dal Cuore in questo micro-istante di Adesso, allora stiamo parlando direattamente (e di) "ciò che è". D'altra parte, quando ci spostiamo dal momento presente di Adesso, nel passato o nel futuro, iniziamo a parlare in modo relativo perchè la verità è ora descritta dal punto di vista egoico.

I clienti sono capaci di guarire nella terapia quando trovano il coraggio di abbracciare pienamente l'Assoluta vertà riguardo se stessi....verruche e tutto il resto...in questo singolo momento, Ora".

(intervista di Estratto dell'intervista di Dick de Boom per Amigo)


__________________________________________________________

Link

- "Illuminazione per principianti" di Chuck Hillig
- "Ask to Chuck" il suo blog
- Sito ufficiale

sabato 8 agosto 2009

Rincorrersi la coda di Sandra H. Percy




Sandra Heber Percy ha pubblicato numerosi libri con Laris Editrice. Segue un piccolo saggio dell'autrice.

________________________________________

La liberazione non è altro che la disidentificazione dal corpo e dalla mente. Finché riteniamo di essere il corpo e gli autori delle azioni, resteremo in confusione. Se crediamo di dover compiere delle azioni per

raggiungere uno stato di beatitudine, lo sforzo stesso è l'ostacolo. La vita, con tutti i suoi relativi alti e bassi, è parte integrante di Dio e noi non siamo i burattini ma il burattinaio; Maya stessa è L'Assoluto che gioca con l'illusione. Stabilirsi nella Verità assoluta, equivale alla fine di ogni sofferenza, anche se il gioco continua con l'alternarsi di gioie e dolori. La mente è la forte alleata di Maya e continua a ingannarci provocando reazioni e preferenze. Ogni volta che cerchiamo la felicità negli oggetti e nelle sensazioni "esterne", dobbiamo fare qualcosa o andare in qualche luogo per essere felici o in pace: credere in questa illusione fa sì che la mente cerchi la felicità al di fuori di noi stessi, e anche se ci viene assicurato che è dentro di noi, continuiamo a pensare di dover fare qualcosa di "spirituale" per trovarla. Questo è il potere di Maya e della mente, ed è paragonabile a colui che crede di aver perso gli occhiali e li cerca ovunque senza accorgersi di averli sul naso; quello che cerca può essere trovato solo mediante ciò che pensa erroneamente di aver perduto.

Sandra Heber Percy

___________________________________________

Link

- "Come vivere da Dio" di Sandra H. Percy

-"Una Rolls Royce in cambio della pace" di Sandra H. Percy

- "Un saggio pigro" di Sandra H. Percy

- "Relazioni karmiche" di Sandra H. Percy

- "Dialoghi con l'infinito" di Sandra H. Percy

- "Divina Ipnosi" di Sandra H. Percy

- "Manifestare una BMW dai sedili rossi" di Sandra H. Percy

- "Il Risveglio della Coscienza" di Sandra H. Percy

- "Come diventare un vero yogi" di Sandra H. Percy