Se Swami Rama era un uomo di grande carisma che ha fatto conoscere come pochi lo yoga delle origini al mondo occidentali, Pandit Tigunait si presenta come un uomo moderno, studioso di testi antichi ( ha due dottorati, uno in sanscrito in India e un altro un filosofia presso l'Università della Pennsylvania), normale padre di famiglia che ha dovuto raccogliere la preziosa eredità dell' istituto creato dal suo maestro.
La sua designazione come successore di Swami Rama, da cui era stato iniziato alla tradizione degli yogi himalayani nel 1976, è stata accolta con alcune iniziali polemiche, ma l'istituto sotto la sua guida è fiorito ancora da più dal 1996, anno della morte di Swami Rama.
Al momento tiene laboratori e incontri in tutto il mondo ed è autore di ben quattordici libri, di cui alcuni editi da Laris.
Segue un breve estratto da "Karma e reincarnazione".
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Come la mente crea i Karma
Secondo la scienza yogica, tutto quello che esiste nell’universo, inclusa la mente, ha origine dall’energia della natura primordiale, prakriti. Prakriti è eterna e onnipervasiva ed è la causa del mondo manifesto; mai nata, è la Madre di tutto l’universo e di tutto ciò che esiste in esso. L’energia di prakriti, per esempio, è più raffinata dell’elettricità, del magnetismo e della forza di gravità (secondo la scienza dello yoga queste forze appartengono al mondo manifesto e non sono assolutamente energia, ma forme sottili della materia). Prakriti possiede tre qualità intrinseche: sattva, rajas e tamas.Quando prakriti è nella sua forma non manifesta, queste forze intrinseche rimangono in perfetto equilibrio, mentre nel momento in cui non sono in equilibrio, Madre Natura (prakriti), si manifesta.
Nella manifestazione, ogni elemento è costituito da sattva, rajase tamasin gradi diversi. Sattvaè la forza caratterizzata dalla luce: illuminazione, movimento verso l’alto, chiarezza e purezza. Rajas è la forza
dell’attività: movimento, instabilità, agitazione e pulsazione. Tamasè la forza del buio: pesantezza, inerzia, movimento verso il basso, confusione, pigrizia e mancanza d’entusiasmo. Sattvae tamasappaiono opposti, mentre rajasè ritenuta la forza dell’attività e dell’animazione; infatti, grazie a rajas, le vibrazioni sono la caratteristica di prakriti.
Al contrario delle vibrazioni evidenti nel mondo materiale, la vibrazione in prakriti non ha né una causa, né un mezzo attraverso cui vibrare. Finché sattva,rajase tamas sono in equilibrio, il principio basilare della vibrazione rimane statico; appena l’equilibrio viene disturbato, segue un’esplosione primordiale di tutte le coppie degli opposti, che fa sì che il mondo oggettivo emerga in tutta la sua diversità.
La mente, quella cosmica e quella umana - è la prima a emergere dall’immobilità di prakriti; il mondo materiale evolve dunque dalla mente. Secondo la dottrina yogica dell’evoluzione, un effetto deve contenere tutte le qualità e le caratteristiche della causa - e non è possibile che abbia qualità o caratteristiche che non esistano già in essa.
Poiché prakriti è la madre della mente, la mente è composta delle tre forze intrinseche a prakriti.Se queste qualità di Madre Natura raggiungeranno uno stato perfetto di equilibrio, la mente non esisterà più come tale, ma sarà immersa in prakriti. Tuttavia, finché esiste la mente, queste tre forze non possono essere in equilibrio. La natura della mente è pertanto quella di essere dominata da sattva o rajaso tamas, mentre le altre due forze restano subordinate.
Il gioco di queste tre qualità fa sì che la mente, spostandosi continuamente da uno stato all’altro, sia quindi mutevole, ed è per questa ragione che non funziona sempre in modo equilibrato. La mente
può essere alternativamente distratta, concentrata, disturbata o perfettamente controllata.
Il viaggio verso il paradiso o l’inferno
Secondo i testi più antichi, la morte è un processo sistematico, in cui il periodo che ne precede il momento esatto è cruciale: a questo punto infatti si presentano i messaggeri di Yamaraja, il dio della morte. Chi invece si è totalmente arreso e ha abbandonato anche tutti i desideri, pensieri, sentimenti, perdite e guadagni a Dio, viene visitato dai messaggeri del Divino, ben diversi da quelli del dio della morte.
Con la sola eccezione di questi esseri fortunati, tutti quelli che stanno per morire dovranno obbedire agli ordini dei messaggeri di Yamaraja.
Volenti o nolenti, dovremo abbandonare il corpo e se - per paura, troppo attaccamento o a causa di desideri non esauditi - opporremo resistenza, la Natura si alleerà con i messaggeri della morte e ci farà uscire con la forza. Poi, accompagnati da questi inviati di Yamaraja, giungeremo a un grande fiume abitato da milioni di creature diverse: coccodrilli, pesci, delfini, squali e perfino mucche anfibie. Per attraversare il fiume ci sono dei punti precisi dov’è più facile il guado, ma saremo abbandonati senza alcuna istruzione: i messaggeri resteranno a riva e noi dovremo cercare di attraversare il fiume da soli.
Il fiume è profondo e mentre nuoteremo, saremo costretti ad affrontare le creature che ci vivono. Durante la traversata, può succedere di tutto - l’acqua potrebbe essere contaminata, potremmo esser travolti dalla corrente o inseguiti da un coccodrillo, rischiare di affogare ed essere sospinti nuovamente in superficie dalle premure di un grosso pesce, forse uno squalo ci strapperà un pezzo di carne, e ci potrà capitare di vedere degli amici o parenti che nuotano o affogano vicino a noi. Se saremo fortunati, i messaggeri ci lasceranno in un punto dove ci sono delle mucche molto intelligenti che sanno nuotare: potremo afferrare le code di queste esperte traghettatrici per farci trasportare sani e salvi fino all’altra riva del fiume.
La reincarnazione
Come già discusso in precedenza, chi si dedica ad acquisire la conoscenza dello scopo della vita, mettendo tutta l’anima e la mente in una disciplina, sadhana, è benedetto con una forma di rinascita più elevata: la reincarnazione. Anche chi muore prima di aver completato la pratica, si reincarna in una famiglia idonea alla crescita spirituale. Se, per qualche ragione, queste anime si reincarnano in una specie non umana, mantengono comunque un quoziente d’intelligenza più alto dei loro simili e, in qualche caso, anche i ricordi delle vite precedenti. La seguente storia dello Srimad Bhagavatham spiega il processo della reincarnazione e quali condizioni richieda.
C’era una volta un grande yogi che si chiamava Bharata. Appagato interiormente, Bharata viveva ritirato in un eremo vicino a un torrente. Un giorno, una cerbiatta che stava per partorire, venne ad abbeverarsi al torrente, ma a un tratto, percependo la presenza di una tigre, tentò di saltare il fiume per mettersi in salvo; purtroppo, però, cadde ferendosi mortalmente. Negli ultimi spasimi prima della morte
mise al mondo un piccolo cerbiatto che Bharata, preso da profonda compassione e tenerezza, adottò.
Il santo si affezionò al delizioso cucciolo e lo crebbe con amore come se fosse stato un figlio, e il cerbiatto, vivendo sempre in compagnia di Bharata, ben presto perse i suoi istinti naturali e divenne totalmente dipendente dall’eremita. Purtroppo, dopo pochi mesi Bharata si ammalò gravemente e pur sapendo come abbandonare volontariamente il corpo - il che consente di evitare il viaggio del dopo -morte - era talmente preoccupato per quello che sarebbe successo al suo amato cerbiatto, che al momento di morire la sua mente si trovò immersa solo in pensieri di come sarebbe sopravvissuto in sua assenza l’animale. Il suo attaccamento lo aveva reso così confuso e debole, che si dimenticò perfino di lasciare il corpo consapevolmente e morì come una qualsiasi altra persona… e si reincarnò in un cerbiatto.
Tuttavia, dato che era in grado di ricordare la sua vita precedente, Bharata non si ritrovò a vivere una vita istintiva come ogni altro cervo: mangiava giusto per sostenere il corpo e non aveva paura dei predatori. Non provava alcun rimpianto di essere rinato come un cerbiatto, e dal momento che passava il tempo in contemplazione, ben presto comprese il suo errore: la differenza tra il sentimento di compassione e la sentimentalità in cui era caduto.
Quando si rese conto che la sua vita come cervo era ormai alla fine, decise di abbandonare volontariamente il corpo. Anche se ricordava la tecnica che aveva imparato quando era uno yogi, come cervo non riuscì a usarla, e quindi - invece di seguire il sentiero conosciuto come muni brata -mise in pratica la tecnica di totale digiuno finché abbandonò il corpo.
Subito dopo, il saggio si reincarnò come un essere umano e questa volta ebbe tutti i mezzi e le risorse necessari per arrivare al traguardo più ambito di una vita umana: un corpo e una mente sana per praticare delle tecniche yogiche e un ambiente idoneo alla realizzazione.
Le circostanze lo resero libero da qualsiasi impegno mondano quand’era ancora molto giovane e subito dopo aver rinunciato al mondo, ottenne la grazia di diventare un saggio. Per merito della sua sadhana,trascese la coscienza del corpo e dopo avere ottenuto il controllo perfetto di ogni facoltà mentale, andò ben oltre gli stadi in cui prevale la legge del karma, del destino, della morte e della nascita.
In questa storia si intravede perfettamente come funziona la dinamica della reincarnazione. Bharata, essendo un saggio, era libero da quasi tutti i suoi karma, ma poco prima di morire aveva compiuto
un’azione che gli aveva fatto dimenticare tutto quello che sapeva. Aveva salvato il cerbiatto in uno slancio altruistico, ma identificandosi con questa azione, l’aveva contaminata e ne aveva compromesso
il valore. Inoltre, il suo coinvolgimento emotivo lo aveva portato a preoccuparsi troppo, dimenticandosi che così com’era stato Dio a salvare il piccolo cerbiatto - usando lui stesso come strumento - anche
dopo la morte dell’animale, Dio vi avrebbe provveduto: alla presenza di un Dio onnipresente, nessuna creatura è sola e indifesa.
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Link
- "Karma e reincarnazione" di Pandit Rajmani Tigunait
- "Swami Rama, una vita illuminata" di Pandit Rajmani Tigunait
- Hymalayan Institute in Italia
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Altri link collegati all'articolo
- "Yoga e la scienza sacra" di Swami Rama
- "L'arte di vivere allegri" di Swami Rama
- "Vivere senza paura" di Swami Rama
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